Iniziativa comune di mobilitazione in favore degli abitanti delle case Aler di via Turati

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Fonte: CCDP e Scheda progetto: Università di Parma

CONSIDERATO

  • che la situazione di degrado in cui versano le case Aler di via Turati continua ad essere preoccupante;
  • che i lavori di ristrutturazione, nonostante i proclami pre-elettorali del 2015, sembrano essere ad oggi in seria fase di stallo o comunque procedere molto a rilento rispetto a quanto le condizioni abitative degli inquilini meriterebbero;
  • che sembra poi, addirittura, che alcuni interventi abbiano peggiorato lo stato degli appartamenti esponendoli ad infiltrazioni pericolose, malsane e invivibili;
  • che comunque in data 7 gennaio 2016 il Sindaco, accompagnato dal capo cantiere, rilevava, documentava e condivideva in un gruppo facebook locale, la seguente situazione rilievo vssallo

CI CHIEDIAMO

  • se sia possibile avere più dettagli ufficiali e un monitoraggio costante e dedicato alla situazione e all’oggi, dato che le notizie nel merito fornite da parte dell’Amministrazione attuale e rintracciabili nel sito internet istituzionale, sembrano ferme ad un comunicato del 23 ottobre 2015, in cui si affermava che i 9,5 milioni di euro, stanziati da parte di Regione Lombardia e in disponibilità di Aler,  risultavano depositati presso un conto corrente dedicato;
  • se sia possibile inoltre, sempre a fronte degli elementi evidenziati, avviare in modo celere i processi di partecipazione previsti dal progetto di“riqualificazione urbana sostenibile”, che riguarda l’area compresa tra via Vittorio Veneto, via Repubblica, la strada Statale Varesina e via Verdi, al centro della quale vi sono proprio gli appartamenti Aler di via Turati 40, e finanziato con gli ulteriori 7,5 milioni di euro di fondi europei recentemente “piovuti” sulla testa dei bollatesi;
  • fino a che punto si debba sperare che le condizioni climatiche non accentuino i profondi disagi abitativi di molti degli inquilini di Aler, in tutto e per tutto pari in dignità, diritti oltre che doveri, a tutti gli  altri cittadini bollatesi, con la differenza di essere stati provati ormai da troppi anni di attese e promesse per un miglioramento delle loro condizioni abitative.

CONVINTI

CHIEDIAMO A TUTTE LE FORZE POLITICHE LOCALI

ai loro responsabili e rappresentanti nel Consiglio Comunale di intraprendere, in modo coeso e deciso, tutte le iniziative utili, atte ad informare, sensibilizzare e rendere partecipe la cittadinanza su quanto sta accadendo, sullo stato di fatto attuale, sulle sorti del complesso edilizio citato e di chi lo vive e lo abita.

L’intento è quello di levare una voce unitaria e forte che spinga tutte le istituzioni e gli enti responsabili, Aler in primis, a conseguire con chiarezza e responsabilità, gli impegni promessi in maniera efficiente, in tempi ormai urgenti e non più prorogabili, che la ristrutturazione di quest’opera richiede.

GLI INQUILINI ALER NON DEVONO PIÙ ASPETTARE, I BOLLATESI TUTTI NON POSSONO PIÙ STARE FERMI A GUARDARE.

Problema amianto a Bollate … e non solo.

Qualche mese fa, scrivevamo in merito al problema della bonifica dell’amianto in alcune strutture pubbliche bollatesi. Ad oggi la situazione, almeno cercando nel sito del Comune,  non pare essere mutata.  

Gli studi relativi allo stato di fatto in quelle strutture infatti  non sembrano essere stati implementati.

Rilanciando l’invito all’Amministrazione comunale bollatese, nel cercare di impegnarsi e mantenere sotto costante attenzione il problema (si sta aggiornando il censimento?), e sperando di poter contribuire a porre in evidenza il problema, vogliamo arricchire le nostre considerazioni con questo interessante articolo pubblicato nel sito de “il Sole 24 ore”, in data 14 dicembre 2015.

BONIFICARE L’AMIANTO PER RILANCIARE L’EDILIZIA  (di Augusto Grandi)

  Il rilancio del comparto edile, imprescindibile per una ripresa vera dell’economia italia, passa anche dagli interventi per mettere in sicurezza gli edifici contaminati dall’amianto. Ma gli interventi, sostenuti dalle istituzioni, sono talmente lenti che per Ermira Behri, la segretaria nazionale della Fillea Cgil che è intervenuta ad un convegno torinese sul rischio amianto, «occorreranno 85 anni per smaltire l’amianto ed eliminarlo dalle nostre vite».

Un tempo inaccettabile, anche perché nel frattempo si continua a morire. In Italia al ritmo di 4mila vittime all’anno, con il rischio che il picco dei decessi si raggiunga nel 2020. Un rischio, quello dell’amianto, scoperto in Germania nel corso della seconda guerra mondiale, eppure ignorato ancora per decenni. Secondo Behri in Italia ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di materiali compatti contenenti tale sostanza e molte tonnellate di amianto friabile in numerosi siti contaminati, non solo industriali, sia pubblici sia privati. I siti censiti ufficialmente sono 44mila, ma per Fillea si tratta di numeri sottostimati poiché solo in Piemonte i siti contaminati da amianto sono 23mila e 14mila nelle Marche. Behri sottolinea come l’estensione sia pari a 2,5 miliardi di metri quadrati.

Un problema che riguarda anche 2.400 scuole da bonificare in tutta Italia. Diventa dunque urgente intervenire. E gli investimenti per le bonifiche servirebbero anche a rilanciare il settore dell’edilizia che potrebbe trovare un’opportunità nella “rivoluzione verde” del modello produttivo, puntando sulla sostenibilità. Behri sostiene la necesità di interventi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, migliorando anche il rendimento energetico degli edifici mentre si tutela la salute pubblica e si creano «centinaia di migliaia di posti di lavoro».