“People4Soil”, aderire è semplice ed immediato. Fatelo 

Peolpe4Soil
“DIVENTA VOLONTARIO IN DIFESA DEL SUOLO

Sei un blogger professionista, un esperto di social media o semplicemente un assiduo utilizzatore della rete? La natura ha bisogno del tuo aiuto: diventa un Ambasciatore di People 4 Soil!

Pochi sanno che il suolo è la risorsa più importante d’Europa, in quanto è strettamente connesso al benessere umano e alla sostenibilità ambientale. Senza proteggere il suolo sarà impossibile sfamare la popolazione mondiale, fermare la perdita di biodiversità, passare ad un’agricoltura senza sostanze tossiche, mitigare il riscaldamento globale e adattarsi ai cambiamenti climatici!

Questo è il motivo per cui a Settembre 2016 una rete di più di 300 organizzazioni lancerà una Iniziativa dei Cittadini Europei per introdurre una specifica legislazione a tutela del suolo in Europa. Una ICE non è una normale petizione: è lo strumento ufficiale per invitare la Commissione Europea a proporre nuovi atti legislativi. Un’iniziativa deve essere sostenuta da almeno un milione di cittadini europei, e inoltre è richiesto un numero minimo di firme in almeno 7 Stati Membri. Questo difficile obiettivo deve essere raggiunto in 12 mesi, per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto!
Se sei editor di un sito web, se sei attivo sui social network (Facebook, Twitter, Instagram…) e hai molti amici che possono ascoltare i tuoi messaggi in difesa della natura, registrati come “Ambasciatore di People 4 Soil” e compila il questionario che trovi qui sotto! Riceverai il nostro kit del web attivista, e durante la campagna ti invieremo specifici contenuti, articoli inediti e social media post pronti per essere condivisi sul tuo sito, blog o social network.
Aiutaci a dare un diritto al suolo, unisciti a #People4Soil! ” 

Noi CBS abbiamo aderito. 

Per saperne di più, premi qui

Il dopo Expo e il voto di domenica prossima a Milano

Domenica prossima, 19 giugno 2016,  in occasione del ballottaggio per l’elezione del nuovo Sindaco di Milano, da bollatesi, seppur inclusi in ” città metropolitana”, non potremo votare ma,  trovandoci ad un paio di chilometri dall’area Expo, sentiamo di poter condividere le osservazioni e le indicazioni contenute in questo interessante  post di Emilio Battisti

Buon voto ai milanesi 

Buona festa della Repubblica 

Oggi a Bollate è stata una bella giornata. In piazza Aldo Moro si è ricordato il 70* della nascita della Repubblica e poi , a Castellazzo, si è posta una targa a ricordo del bel film ” Il sole sorge ancora“, girato nel 1946 nel borgo, con gli abitanti dell’epoca come comparse.


 cittadini bollatesi solidali si augurano che questo sia di buon auspicio per un prossimo riuso del borgo.

Buona festa della Repubblica

Buon 1° Maggio

Quarto_Stato.jpg

(Il quarto statoattenzione, quello vero  è un dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo)

I membri del nostro gruppo augurano a tutti i cittadini bollatesi – ma non solo – di trascorrere un buon 1° maggio. Nel farlo, vogliono proporre una veloce raccolta di articoli e contributi audio e video inerenti la festa del lavoro ed una serie di questioni ad esso strettamente connesse.

Non si ha la pretesa di aver fatto una selezione completa ed esaustiva ma, riprendendo queste informazioni direttamente dalle loro fonti, si spera di poter contribuire ad informare e sensibilizzare per porre attenzione alle dinamiche in atto, sia positive che critiche, sia a livello nazionale che locale, quindi metropolitano e bollatese.

Cittadini Bollatesi Solidali

FESTA DEL LAVORO

PENSIONI

OCCUPAZIONE E FORMAZIONE GIOVANILI (E NON SOLO)

Nota:  Bollate, al momento, non fa più parte di AFOL, poiché ne è uscita per volontà della precedente Amministrazione Comunale (05/12/2012)  . I CBS si augurano che vi si possa rientrare al più presto.

IL DOPO EXPO

 

Nota: noi CBS, in merito all’argomento “Dopo Expo” , avevamo già fatto osservare che

LA TASSAZIONE DEL LAVORO A BOLLATE

  • Come riportato in un articolo a pagina 49 de “il Notiziario” del 29 aprile 2016, a firma di Piero Uboldi , e a cui si rimanda per i dovuti approfondimenti , Bollate “ … è il comune che in assoluto ha tassa rifiuti [Tari] più alta di tutti (anche di Milano) per i capannoni, alta addirittura il triplo della media dei 100 comuni analizzati. Come a dire che chi vuole portare lavoro a Bollate se ne pente amaramente quando paga la tassa rifiuti … Anche per gli uffici Bollate è carissima, ma in questo caso è al 5° posto, con una tassa che è poco meno del doppio della media … Per l’Imu…Bollate [è] nella media … per i capannoni e sotto la media per gli uffici, mentre per la Tasi [è] sopra la media, attorno alla 25a posizione. Bollate primeggia anche nell’addizionale Irpef, trovandosi nella fascia più alta…. Assolombarda fa poi una sintesi dei dati, sommando le varie le varie tasse (escluse addizionale Irpef e oneri di urbanizzazione) ed è qui che emerge il dato più brutto: Bollate è il comune che (a parte Milano) tassa di più in assoluto i capannoni industriali … Per quanto riguarda gli uffici, Bollate è attorno alla 20a posizione … per le tasse su chi vuole costruire un capannone nuovo e  … uffici nuovi …  Bollate è attorno al 20° posto… E, analizzando i dati complessivi (capannoni + uffici ) degli ultimi 4 anni (dal 2012 al 2015) Assolombarda dice che a Bollate la situazione è molto peggiorata (prima era 14° su 100 comuni adesso è 8° come tassazione complessiva… Insomma se volete spostare la vostra attività non andate a Bollate”.

Nota: I CBS, chiaramente, si augurano che l’attuale Amministrazione Comunale possa porre rimedio alle problematiche esposte in questo ultimo punto, e che possa farlo al più presto possibile.

Profughi a Bollate? Con un progetto serio di accoglienza si può.

 

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La notizia ha riempito le prime pagine dei giornali locali e nazionali di qualche giorno fa: centinaia di profughi sistemati al confine di Bollate nell’area Expo. Subito si è scatenata la protesta e la preoccupazione dei politici e dei cittadini, ora rientrata perché gli immigrati sono stati spostati altrove.Tutti sappiamo che questo è un modo di operare che segue la logica dell’emergenza piuttosto che quella del governo del problema. Cosa fare allora? Come muoversi?

Il fenomeno migratorio è ormai un dato di fatto del nostro tempo e dei nostri territori. Se non si parte da questa consapevolezza non riusciremo mai ad affrontare adeguatamente il problema (che è in realtà insieme anche una risorsa) né come Europa, né come Italia e nemmeno come città di Bollate. Sentiamo spesso dire, a ragione, che bisogna passare dalla fase dell’emergenza alla fase del governo del fenomeno migratorio; perciò occorre per quanto possibile preparare, programmare e gestire al meglio tutti gli aspetti che riguardano l’accoglienza, l’inserimento e l’integrazione di tante persone che fuggono da guerre, miseria, catastrofi naturali, regimi politici autoritari. Non è nostra intenzione affrontare in questo contributo di riflessione il problema dell’immigrazione in quanto tale, né tanto meno inseguire facili slogan che alzano polveroni mediatici ma non costruiscono nulla. Proviamo piuttosto ad avanzare una proposta politico-amministrativa, che non vuole essere originale, e di fatto non lo è – esperienze simili sono già in corso anche in Italia – ma concreta, percorribile e in linea con l’obiettivo di governare il fenomeno migratorio.

Per non rincorrere la situazione e trovarsi inevitabilmente impreparati a gestire domani l’accoglienza improvvisa e numerosa di immigrati, pensiamo che la nostra città oggi possa perseguire l’obiettivo di creare le condizioni per privilegiare l’accoglienza diffusa dei migranti nel territorio. Come? Innanzitutto bisogna censire gli appartamenti sfitti presenti in città e proporre ai proprietari di metterli a disposizione per accogliere nuclei familiari di immigrati/profughi. Certo la Prefettura e il Comune devono farsi garanti di una serie di aspetti: l’affitto/convenzione d’uso e forme di incentivo (es. sgravi su tasse locali). Pensiamo, poi, sia utile e funzionale che nella gestione effettiva dei nuclei familiari accolti siano coinvolti direttamente associazioni del settore, che in modo più agile e puntuale sanno farsi carico delle problematiche inerenti il fenomeno migratorio. Al Comune in particolare, a nostro parere, spetterebbe un ruolo di supervisione e regia dell’azione nel suo complesso, promuovendo una rete di solidarietà in città che programmi corsi di italiano, incontri con la cittadinanza sul progetto, iniziative che valorizzino gli scambi culturali e la convivenza.

Siamo sicuri che in questo modo la gran parte dei cittadini, le parrocchie, le associazioni e gli enti di volontariato di Bollate saranno convintamente al fianco dell’amministrazione comunale.

Di fronte alla scontata obiezione e critica di chi dirà: “ E chi pensa agli italiani in difficoltà, senza lavoro e magari senza casa?”, rispondiamo che quest’azione di accoglienza e sostegno non è in alternativa ad un’altra, anzi può essere un modello di intervento valido anche per altri bisogni.

​Cittadini Bollatesi Solidali

Intorno al “consumo di suolo”

prato.jpgDa qualche tempo, ritrovandoci ad analizzare alcuni aspetti relativi al ” consumo di suolo” , con una visione più ampia piuttosto che solo locale e bollatese, da vari portali istituzionali e tecnici, abbiamo acquisito delle informazioni che crediamo possano essere utilissime per chi abbia voglia di condividere con noi le proprie impressioni.
Ve ne forniamo una sintesi. Buona lettura

Consumo di suolo

Il suolo è una risorsa fondamentale per l’uomo e costituisce, di fatto, una risorsa non rinnovabile, visti i tempi estremamente lunghi necessari per la formazione di nuovo suolo.

Per sua natura al centro di un sistema di relazioni tra uomo e cicli naturali che assicurano il sostentamento della vita, il suolo è non solo riserva di biodiversità, ma anche base per la produzione agricola e zootecnica, per lo sviluppo urbano e degli insediamenti produttivi, per la mobilità di merci e persone, per il benessere ed il godimento dei valori paesaggistici.

Tuttavia è ormai noto che, soprattutto a causa delle attività antropiche e di scelte di uso poco sostenibili, il consumo di suolo avanza e continua a generare la perdita irreversibile di preziose risorse ambientali e funzioni ecosistemiche, influendo negativamente sull’equilibrio del territorio, sui fenomeni di dissesto, erosione e contaminazione, sui processi di desertificazione, sulle dinamiche di trasformazione e sulla bellezza del paesaggio. Ciò porta ad una elevata sottrazione della biodiversità e della produttività e compromette la disponibilità di risorse fondamentali per lo stesso sviluppo della nostra società.

Negli ultimi anni stanno crescendo le iniziative legislative volte alla riduzione del consumo di suolo.

Gli orientamenti della comunità europea

Nel 2002 la Commissione europea aveva prodotto un primo documento, la Comunicazione COM (2002) 179 dal titolo “Verso una strategia tematica per la protezione del suolo” e nel settembre 2006 ha proposto una nuova Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, che avrebbe dovuto definire il quadro complessivo per la protezione del suolo e adottare la Strategia tematica per la protezione e l’uso sostenibile del suolo. Tale strategia pone l’accento sul prevenire l’ulteriore degrado del suolo e mantenerne le funzioni, sottolineando la necessità di porre in essere buone pratiche per ridurre gli effetti negativi del consumo di suolo e, in particolare, della sua forma più evidente e irreversibile: l’impermeabilizzazione (Commissione Europea, 2006).

L’importanza di una buona gestione del territorio e, in particolare, dei suoli è stata ribadita dalla Commissione Europea nel 2011, con la Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse (Commissione Europea, 2011b), nella quale si propone il traguardo di un incremento dell’occupazione netta di terreno pari a zero da raggiungere, in Europa, entro il 2050.

Obiettivo rafforzato in seguito dal legislatore europeo con l’approvazione del Settimo Programma di Azione Ambientale, denominato “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”, (Parlamento europeo e Consiglio, 2013) che ripropone l’obiettivo precedente, richiedendo inoltre che, entro il 2020, le politiche dell’Unione debbano tenere conto dei loro impatti diretti e indiretti sull’uso del territorio.

Disegno di legge sul contenimento del consumo del suolo

Negli ultimi anni sono state predisposte e avanzate numerose proposte per la gestione sostenibile e la salvaguardia dei suoli italiani, tra cui molte finalizzate al contenimento del consumo di suolo, tutelando le aree agricole e naturali e incentivando il riuso e la rigenerazione di aree già urbanizzate

In particolare, il disegno di legge 2039 e abb.  “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” in corso di esame in Commissione alla Camera dei Deputati, contiene un complesso di disposizioni volte a promuovere l’attività agricola, il paesaggio e l’ambiente mediante il contenimento del consumo del suolo, il riuso e la generazione urbana.

In base all’articolo 2  per “consumo di suolo” si intende l’incremento annuale netto della superficie agricola, naturale e semi-naturale oggetto di impermeabilizzazione e il perseguimento delle predette finalità comporta una valutazione delle alternative di localizzazione delle opere, per evitare il consumo di suolo inedificato. Pertanto la pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica è tenuta ad adeguarsi alle norme del provvedimento. Inoltre le politiche di sviluppo territoriale nazionali e regionali sono tenute a favorire la destinazione agricola e l’utilizzo di pratiche agricole anche negli spazi liberi delle aree urbanizzate.

All’articolo 3 viene stabilito che, con apposito decreto del Ministro delle politiche agricole, debba essere definita, in termini quantitativi, la riduzione progressiva e vincolante di consumo del suolo a livello nazionale, in coerenza con l’obiettivo dell’Unione europea di azzerare il consumo di suolo entro il 2050. La Conferenza unificata stabilirà i criteri e le modalità per la definizione di detta riduzione, tenendo conto delle specificità territoriali delle varie aree del paese.

Le regioni dovranno dettare disposizioni per incentivare i comuni a promuovere strategie di rigenerazione urbana, anche mediante l’individuazione negli strumenti di pianificazione degli ambiti urbanistici da sottoporre prioritariamente a interventi di ristrutturazione urbanistica e di rinnovo edilizio, prevedendo il perseguimento di elevate prestazioni energetiche, l’utilizzo di fonti rinnovabili, l’accessibilità ciclabile e ai servizi di trasporto collettivo, il miglioramento della gestione delle acque a fini di invarianza idraulica e riduzione dei deflussi.

L’articolo 11, infine, detta norme transitorie secondo le quali a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge e fino alla adozione del decreto di cui all’articolo 3, e comunque non oltre il termine di tre anni, non è consentito il consumo di suolo e che decorso inutilmente il termine di tre anni, nelle regioni e province autonome non è consentito il consumo di suolo in misura superiore al 50 per cento della media di consumo di suolo di ciascuna regione nei cinque anni antecedenti.

Proposta di Integrazione del Piano Territoriale Regionale ai sensi della l.r. n. 31 del 2014.

Con delibera n. 4738 del 22/01/2016 la Giunta regionale della Lombardia ha approvato la proposta di Integrazione del Piano Territoriale Regionale, ai sensi della l.r. n. 31 del 28 novembre 2014 per la riduzione del consumo di suolo.

L’Integrazione del PTR costituisce il primo adempimento per l’attuazione della recente legge regionale 31/2014 con cui Regione Lombardia ha introdotto un sistema di norme finalizzate a perseguire, mediante la pianificazione – regionale, provinciale e comunale – le politiche in materia di consumo di suolo e rigenerazione urbana, con lo scopo di concretizzare sul territorio il traguardo previsto dalla Commissione europea di giungere entro il 2050 a una occupazione netta di terreno pari a zero.

Il comma 2 dell’art.2 della l.r. 31/2014 attribuisce al PTR il compito di precisare le modalità di determinazione e quantificazione degli indici che misurano il consumo di suolo.

In particolare l’art.3 comma 1 lett. p, stabilisce che il PTR individui per gli Ambiti territoriali omogenei “criteri e linee tecniche per contenere il consumo di suolo programmato a livello regionale tenendo conto delle specificità territoriali, delle caratteristiche qualitative dei suoli, dello stato della pianificazione, urbanistica e paesaggistica, dell’esigenza di realizzare infrastrutture e opere pubbliche, dell’estensione del suolo già edificato, dell’effettiva sussistenza di fabbisogno abitativo legato ad incrementi demografici reali e dell’assenza di alternative alla riqualificazione e rigenerazione dell’urbanizzato, nonché di fabbisogno produttivo motivato anche sulla base di analisi desunte da indicatori statistici di livello locale e sovralocale che giustifichino eventuale consumo di suolo”.

Per l’approvazione e l’attuazione del PTR sono previste le seguenti procedure amministrative per il conseguimento dell’obiettivo di riduzione del Consumo di suolo:

  • La Giunta regionale approva l’integrazione del PTR che stabilisce la soglia regionale e le soglie provinciali di riduzione del consumo di suolo e attiva la procedura di VAS.
  • Il Consiglio regionale approva l’integrazione del PTR.
  • La Città Metropolitana e le Province elaborano un’ipotesi di soglie per ciascun ambito territoriale omogeneo (Ato) in collaborazione tecnica con la Regione e indicono conferenze di Ato per valutare con i Comuni le soglie comunali e i criteri di applicazione.
  • La Città Metropolitana e le Province inviano alla Regione eventuali proposte di modifica delle soglie e dei criteri.
  • La Regione raccoglie le proposte della Città Metropolitana e delle Province, elabora la ridefinizione delle soglie ed eventualmente la messa a punto dei criteri ed elabora il progetto di revisione finale del PTR, comprensivo degli elaborati della valutazione ambientale.
  • Il Consiglio regionale approva il progetto di revisione finale del PTR.
  • La Città Metropolitana approva il Piano strategico e le Province approvano i PTCP con le soglie definitive e i criteri definitivi entro 12 mesi dall’approvazione dell’adeguamento del PTR, come richiede la legge 31/2014.
  • Successivamente entro 12 mesi dall’adeguamento dei PTCP del Piano strategico della città metropolitana e dei PTCP, i Comuni approvano i nuovi Documenti di Piano dei PGT con le relative Carte del consumo di suolo e li inviano alla Città Metropolitana e alle Province per la verifica di compatibilità e alla Regione per il monitoraggio del PTR.

Per procedere all’individuazione della soglia regionale, e di conseguenza individuare le soglie provinciali, la proposta di revisione del PTR ha inteso necessario confrontare la domanda di superfici residenziali e per funzioni produttive di beni e servizi, con l’offerta potenziale di superfici costituita dagli Ambiti di trasformazione dei Documenti di Piano e dallo stock di immobili vuoti, dismessi, abbandonati e in costruzione.

Si è previsto, in linea teorica, che il fabbisogno sia soddisfatto prioritariamente dagli Ambiti di trasformazione previsti su suolo urbanizzato, in coerenza con il principio sancito dalla l.r. 31/2014 (ex art.3, comma 1 lett.h) di “tenere conto prioritariamente” delle presenza di patrimonio edilizio dismesso o sottoutilizzato,

Il fabbisogno residuo, cioè quello che non trova localizzazione (dal punto di vista quantitativo) negli Ambiti di trasformazione su superficie urbanizzata, si ipotizza che venga soddisfatto dalle previsioni su superficie non urbanizzata.

Dal raffronto tra fabbisogno residuo e previsioni su superficie non urbanizzata emerge che queste ultime dovrebbero essere ridotte, a livello regionale, di una quota pari a circa il 45%, che al 2020 (coincidente con il primo periodo di vigenza del PTR integrato ai sensi della l.r.31/2014) si ipotizza possa essere pari a un intervallo compreso tra il 20 e il 25%, pari cioè a circa la metà della soglia al 2025.

La proposta di revisione del PTR ha articolato tale riduzione per la funzione residenziale e per funzioni produttive di beni e servizi

Per quanto riguarda la definizione delle soglie di riduzione di consumo di suolo provinciali per la funzione residenziale, le soglie di riduzione del consumo di suolo sono state raggruppate in due macro-classi:

  • tra il 20% e il 25% per le Province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio e Varese;
  • tra valori maggiori di 25% e il 30% per le Province di Mantova, Monza e Brianza e la Città Metropolitana di Milano.

In sede di adeguamento al PTR integrato ai sensi della l.r. 31/2014, i PTCP e il Piano strategico della Città Metropolitana, dovranno definire (sulla base della soglia provinciale dettata dal PTR), le soglie di riduzione del consumo di suolo per gli Ambiti territoriali omogenei, che potranno essere integrate e riviste, in raccordo con il livello regionale, con l’introduzione di ulteriori elementi di giudizio utili a meglio definire eventuali singole specificità territoriali, differenziando, se necessario, i criteri di applicazione della soglia di riduzione anche alla scala comunale.

Per quanto riguarda la soglia regionale di riduzione del consumo di suolo per funzioni produttive di beni e servizi, la proposta del PTR per il 2020 è quella di applicare una riduzione del 20%, che corrisponde ad una diminuzione di 1.790 ha di superficie non urbanizzata ricompresa in Ambiti di trasformazione su suolo libero con destinazione produttiva di beni e servizi.

Ottima notizia: “Rigenerazione urbana, al via il processo di partecipazione”

Bene, sul sito internet istituzionale del Comune di Bollate, apprendiamo di un’ ottima notizia, ancor più se divulgata dopo una nostra precisa richiesta, contenuta ed articolata con altre, avanzata lo stesso giorno e qualche ora prima

Resta da definire chi decida e sulla base di cosa si rientri nella categoria degli “stakeholder” e, soprattutto, se il lasso di tempo scelto possa consentire un’adeguata risposta ed effettiva PARTECIPAZIONE.

Noi, chiaramente, ci auguriamo di sì.

Ma tutto è perfettibile, intanto buon  HOP (hop)  a tutti!


urbanistica ed edilizia privata

  05/02/2016

RIGENERAZIONE URBANA, AL VIA IL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE

Inizia il processo di partecipazione connesso al progetto di Rigenerazione urbana complessiva e di inclusione sociale, che sarà attuato a Bollate mediante il sostegno finanziario della Comunità Europea e della Regione Lombardia.

 

Con HOP! FAI UN SALTO E RIGENERA BOLLATE, parte quindi l’attività partecipativa finalizzata a coinvolgere le parti presenti sul territorio per costruire insieme le azioni dirette a realizzare lo Sviluppo Urbano Sostenibile.

Per un periodo di cinque mesi verrà svolto un percorso comune di rigenerazione di idee, con il quale si tenterà di eseguire un lavoro di selezione dei propositi più significativi per renderli poi concreti nella realtà locale. Si partirà dalle buone esperienze per formulare le giuste domande per il nostro territorio in modo da conseguire le soluzioni strategiche integrate risolutive delle problematiche sociali, culturali, economiche, ambientali e demografiche del nostro contesto territoriale.

Il progetto HOP! FAI UN SALTO E RIGENERA BOLLATE comprende una serie di laboratori che costituiranno la sede in cui elaborare le idee per il futuro della nostra città. La prima fase di lavoro denominata “Fare Rete” prevede tre laboratori di condivisione delle buone pratiche, nel corso dei quali sarà possibile sollevare dubbi, problemi, esprimere opinioni e propositi.

Il primo di tali laboratori è rivolto agli stakeholder, mentre nei laboratori successivi verranno coinvolti i cittadini e la compagine politica per consentire un percorso mirato.

IL PRIMO LABORATORIO SI TERRA’

MARTEDI’ 9 FEBBRAIO 2016, dalle ore 16.30 alle ore 18.30

BIBLIOTECA COMUNALE
PIAZZA C.A. DELLA CHIESA, 30 – BOLLATE (MI)”

 

In tema di centri commerciali, vi ricordiamo che a qualche passo da Bollate, oltre a quelli già esistenti…

Nonostante la presenza di questo prossimo colosso aresino , tutto sembra orientato verso il volerne realizzare uno anche a Bollate.  Ne abbiamo davvero  bisogno? Chissà… a breve ritorneremo sull’argomento, per meglio contestualizzarlo e commentarlo. Intanto vi riproponiamo la lettura di questo articolo di Milano Today del 25 gennaio 2016:

“Arese shopping center: il centro commerciale « monstre» apre a metà primavera

All’interno del mall, circa 120mila metri quadrati coperti disegnati dall’architetto De Lucchi, ci saranno 25 ristoranti. Probabilmente ci sarà anche KFC, il colosso americano del pollo fritto.

È ancora un cantiere il centro commerciale di Arese. Nell’area stanno lavorando a spron battuto, festivi compresi, decine di squadre di operai per finire il mall più grande d’Italia e uno dei più estesi d’Europa: 120mila metri quadrati coperti, interamente disegnati da Davide Padoa (Ceo di Design International), Michele De Lucchi e Arnaldo Zappa (qui un video con i rendering dell’edificio). Non c’è ancora una data di apertura ufficiale, ma il taglio del nastro dovrebbe avvenire intorno fine aprile o inizio di maggio 2016 secondo le indiscrezioni più insistenti.

Qualche migliaio i posti di lavoro che dovrebbero essere garantiti nel lungo periodo. Le selezioni per i primi colloqui sono già terminate. 

Una struttura “monstre”, ricavata sulle ceneri dell’ex stabilimento Alfa Romeo, che ha aperto la scorsa estate a poche decine di metri un museo interamente rinnovato, con annesso uno show-room di vetture nuove (e non mancherà una pista per corsi di guida sicura, utilizzabile anche per eventi ed esibizioni legate al mondo dei motori). La posizione de centro è strategica non solo per i clienti lombardi, ma anche coloro che provengono dalla Svizzera. Il centro commerciale, infatti, si trova proprio accanto alla Milano-Laghi: 45 minuti da Lugano. 

Punto attrattivo della struttura saranno i negozi: 230, con un innovativo sistema di carico-scarico merci. Tra questi ci sarà Primark, colosso irlandese dell’abbigliamento low-cost che ha scelto Arese per aprire il suo primo punto vendita in Italia: 7mila metri quadrati. Abbigliamento cheap, sì, ma anche marchi del lusso. Non si conoscono ancora i dettagli, ma sono ai blocchi di partenza anche alcuni protagonisti dell’oreficeria e dell’orologeria di alta gamma.

Non è tutto. Tra i 25 ristoranti che apriranno ci dovrebbe essere anche una novità: l’americana KFC. Secondo quanto riportato da Repubblica Affari e Finanza la catena Usa del pollo fritto avrebbe deciso di aprire il suo terzo punto vendita in Italia.

E ora qualche dettaglio sul progetto architettonico. L’idea – ispirata a Covent Garden di Londra – è quella di creare punti di aggregazione attraverso un sistema di piazze su cui si affacciano i negozi. Anche l’ipermercato seguie la stessa linea di pensiero: è stata creata una sorta di estensione all’esterno con un’area dedicata ai prodotti freschi all’interno della Food Court. I visitatori potranno acquistare i prodotti, da consumare anche in loco.

Oltre al sistema di piazze (ognuna con una propria identità), il mall sarà caratterizzato anche da una rampa interna che ricorda senz’ombra di dubbio il Guggenheim Museum di New York. La struttura del tetto, infine, è in Gulam, un legno lamellare strutturale realizzato con materiali sostenibili, usato per la prima volta in un centro commerciale.

«Arese Shopping Center ha trasformato la vecchia sede dell’Alfa Romeo da una fabbrica di macchine a una fabbrica di esperienze, con il più grande numero di insegne mai realizzato in Italia. Disegnarlo è stato come dipingere una città, con in mente le abitudini e i gusti dei suoi cittadini e turisti», è il commento di Davide Padoa.”

 

 

Il dopo Expo: aggiornamento

Tecnopolo, piano al rush finale

<<Entro la fine di febbraio saranno presentati il piano scientifico e finanziario dello “Human Technopole”, il parco scientifico sulla qualità della vita che sorgerà su input del governo nell’area dove si è svolto Expo. Ecco a che punto è il progetto. L’articolo del Sole 24 Ore >>

Noi, nel frattempo,  continuiamo a pensarla così … https://cittadinibollatesisolidali.com/2015/12/06/si-comincia-finalmente-a-parlare-del-dopo-expo-2/

 

Sempre sul dopo Expo …

Fonte: IL FATTO DEL LUNEDÌ (IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di

Expo 2015: serve più partecipazione per decidere il destino dell’area espositiva

“La partecipazione della gente alle decisioni strategiche e, in particolare, alla progettazione urbanistica è un fattore vitale per il successo delle trasformazioni urbane di una città, per la qualità della vita dei suoi abitanti, per generare inclusione sociale e favorire la trasparenza. Questo principio è stato declinato da generazioni di urbanisti nel secolo scorso e, tra tutti, ricordo in modo particolare Giancarlo De Carlo, genovese per caso e laureato nel Politecnico di Milano. Pubblicò L’architettura della partecipazione più di 40 anni fa. Erano gli anni (1973) di una canzone di Giorgio Gabertuttora viva nel profondo collettivo della mia generazione. Il testo di Sandro Luporini traduceva in poesia un valore inconfutabile, assieme individuale e collettivo: “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere un’opinione; la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”.

Nel discutere il destino delle aree e delle infrastrutture di Expo 2015, la discussione si è finora limitata a una serie di schermaglie tra le diverse istituzioni, con Stato, Regione e Comune in prima fila, focalizzate su temi e soluzioni non affatto originali. Si sono fatte molte ipotesi e qualche principe azzurro si è pure fatto avanti, ancorché squattrinato, e qualche finanziamento hi-tech è anche apparso all’orizzonte, naturalmente da fonte statale. Nessuno o quasi ricorda, invece, che questo destino ere stato oggetto, quattro anni fa, di un evento caratterizzato da una grande partecipazione, chiamato referendum.

Il Referendum consultivo d’indirizzo per conservare il futuro parco dell’area Expo (numero 3) chiedeva: “Volete voi che il comune di Milano adotti tutti gli atti ed effettui tutte le azioni necessarie a garantire la conservazione integrale del parco agroalimentare che sarà realizzato sul sito Expo e la sua connessione al sistema delle aree verdi e delle acque”?

Nei giorni 12 e 13 giugno 2011 ha votato “Sì” il 95,51%  dei votanti. Se 454.995 milanesi hanno espresso l’indirizzo di conservare il parco agroalimentare e solo 22.443 hanno detto “No”, ignorare se non umiliare la partecipazione come, almeno in apparenza, sta accadendo non è mai una buona cosa. Spesso prelude a una deriva non propriamente democratica e, talvolta, diventa l’anticamera dei periodi oscuri in cui la libertà rimane soltanto una parola falsa e vana, senza sostanza alcuna.”

Si comincia finalmente a parlare del “dopo Expo”

Venerdì 27 novembre si è svolta a Rho un’assemblea pubblica con la partecipazione del Ministro Martina, dei rettori delle Università Statale e Politecnico e del Sindaco della città ospitante; qualche giorno prima, si era tenuta una conferenza stampa promossa dal presidente di “Distretto 33”, dal presidente di AIL – associazione imprenditori lombardi – e dalla parlamentare della nostra città. Entrambe le iniziative seguono la presentazione del progetto effettuata dal Governo,  la cui volontà è di trasformare il sito che ha ospitato Expo in un polo universitario e di ricerca. Le risorse che il Governo mette a disposizione per dar vita alla sua idea, ad oggi, ammontano a 50 milioni di euro e francamente ci sembrano piuttosto scarse. Del resto il messaggio è stato chiaro: il pubblico non dispone delle risorse necessarie per gestire la totalità dell’intervento e quindi si renderà necessaria una forte partecipazione del privato.

Evidentemente si tratta ancora di un progetto in embrione, ma non per questo dobbiamo sottovalutarne le potenzialità che si presentano per il nostro territorio in termini di ricadute positive, sviluppo e cambiamento. Se gestito in maniera appropriata, il progetto esposto infatti potrebbe modificare radicalmente il futuro economico e sociale del nostro territorio. Per raggiungere questo importante obiettivo però è necessario che siano coinvolti, in qualità di attori attivi, oltre Milano e Rho (città sul cui territorio sorge il sito in cui si è tenuta Expo), anche i comuni limitrofi come il nostro, con le loro amministrazioni, imprese ed associazioni imprenditoriali. E’ necessario altresì che questi ultimi dimostrino di avere, già pronte, idee chiare, capacità e competenze per poterlo pretendere.

Pensiamo sia utile per Bollate, e per i comuni della nostra zona, il dare ulteriore impulso ad un approccio ispirato alla cultura dell’accoglienza ed ai canoni di “Città Metropolitana”, cioè ad un progetto d’uso del territorio su area vasta. Tale infatti sarà la dimensione del riflesso proiettato dagli interventi di riuso ipotizzati per l’area ex Expo.

La nostra città ed i comuni a noi limitrofi possono vantare una vasta disponibilità di aree dismesse ed un cospicuo patrimonio di edifici rurali esistenti in disuso e da recuperare. Edifici che, per la tecnica costruttiva tradizionale con cui sono stati realizzati e per tipologia, non penetrano in profondità nel terreno per più livelli, se non per qualche metro di fondazioni, e che, proprio per questa loro peculiarità, non andrebbero ad impattare con il già noto ed attuale problema dell’innalzamento della falda acquifera della nostra zona. Pensiamo agli edifici di valore storico e architettonico che caratterizzano il borgo di Castellazzo e la sua splendida villa, ma anche ai tanti edifici di archeologia industriale (fornaci e vecchie fabbriche ormai in disuso ed abbandonate a sé stesse) e, perché no, magari anche al vecchio ospedale di Garbagnate Milanese.

Riutilizzato per dare ospitalità a decine di migliaia di studenti fuori sede e che popoleranno il sito di Expo, questo insieme di edifici costituisce un patrimonio edilizio esistente che, doverosamente rispettato nei suoi caratteri architettonici originari e sapientemente recuperato dal punto di vista funzionale, potrebbe prestarsi ottimamente per la realizzazione di alloggi e spazi comuni (sale studio, bar, ristoranti, laboratori, atelier artistici …), finanche divenire utile come ulteriore infrastruttura universitaria (pensiamo alla villa Arconati di Castellazzo), dando notevole impulso al lavoro e all’indotto locale, rendendo il territorio bollatese e quello dei comuni a noi limitrofi, nel loro insieme, una delle più ricche aree d’Italia, se non d’Europa, sia dal punto di vista economico che culturale.

A ribadire la portata di questo possibile investimento, ricordiamo che tale patrimonio edilizio dista solo qualche chilometro dal sito di Expo ed è per lo più collocato nello splendido scenario naturalistico del Parco delle Groane, arricchito dalle recenti “vie acqua” e da una fitta dotazione di piste ciclabili che, implementate in occasione del recente evento internazionale, consentirebbero, qui sì, di non dover ricorrere necessariamente all’uso dell’auto. Ovvio che un potenziamento dei collegamenti tramite trasporti pubblici, oltre che di aree di interscambio, sarebbero necessari oltre che auspicabili.

Questi insediamenti, finalmente recuperati all’uso sostenibile, potrebbero svolgere un’ importante funzione di presidio del territorio, anche in termini di sicurezza, e rappresentare una grande occasione, forse irripetibile,  per contenere davvero “il consumo di suolo”, non solo a generici proclami elettorali, evitando così ulteriori ed inutili espansioni urbanistiche e nuovi insediamenti edilizi.

Cittadini Bollatesi Solidali

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Fonte: Parco delle Groane

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Fonte: Parco delle Groane

 

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Fonte: Parco delle Groane

 

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Fonte: profilo Facebook “Bollate in foto”. 
20908_10204140345850683_8881070286670150212_nFoto di Franco Busato. 
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Fonte: profilo Facebook “Bollate in foto”

 

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Fonte: CBS
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Fonte: CBS
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Fonte: CBS11924968_10204949925289663_411703349832708320_nFoto di Franco Busato
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Fonte: CBS
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Fonte: CBS
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Fonte: Parco delle Groane
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Fonte: Parco delle Groane
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Fonte: Parco delle Groane
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piste 1Foto di Franco Busato11866259_10204949906889203_822767026397528351_nFoto di Franco Busato
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