FIRMATO IL PATTO PER LA SALVAGUARDIA DEL SEVESO.

A seguito del convegno tenutosi a Bresso ,il 18 febbraio scorso, segnaliamo quanto segue:

 

Il convegno “Patto per il Seveso: tra emergenza e rispetto per l’ambiente”, tenutosi in Sala Consiglio sabato 18 febbraio ,è stato caratterizzato da un articolato e proficuo confronto tra Sindaci e Amministratori delle tre province coinvolte, le Associazioni Ambientaliste, i Presidenti e i direttori delle autorità delle acque e il Parco nord Milano. 

Durante le due tavole rotonde, focalizzate rispettivamente sul tema dell’ emergenza e sul rispetto per l’ambiente,si è parlato di risanamento ambientale , di sicurezza idraulica del fiume, di nuove proposte di invarianza idraulica, che determinino un cambio culturale che sappia riconoscere il valore dell’acqua come risorsa e non consideri le vasche di laminazione la soluzione al problema del Seveso.

Al termine del convegno i Sindaci dei comuni attraversati dal Seveso hanno firmato il “Patto per la salvaguardia del Seveso”, un passo virtuoso e un rinnovato impegno per la tutela del territorio.

Tutta la documentazione è disponibile qui

“Tour dei veleni”, questa mattina, da Senago a Cassina Nuova …

“Tour dei veleni” del circolo bollatese di Legambiente e di alcuni cittadini 


<< Il circolo cittadino di Legambiente e alcuni cittadini hanno sfidato la forte pioggia caduta nella mattinata di sabato 4 febbraio per ribadire, nuovamente, il loro no alla costruzione della nuova area destinata ai rottamai al confine tra Bollate e Senago e a quella delle vasche di laminazione del fiume Seveso e per chiedere un maggiore controllo sulle emissioni acustiche e olfattive prodotte dalla Bitumati 2000 di via Pace.

Quattro i luoghi toccati dalla protesta, accompagnata dalle bandiere di Legambiente e da uno striscione. I manifestanti hanno iniziato il cosiddetto “tour dei veleni” ritrovandosi al municipio di Senago. Qui, dopo aver srotolato uno striscione, hanno ribadito il loro supporto dato ai senaghesi negli scorsi anni per tentare di impedire la costruzione delle vasche di laminazione del Seveso chiedendo, viceversa, un aiuto per fermare l’iter che porterà all’edificazione dell’area che ospiterà tre rottamai in via Pace. “Il Comune di Bollate, rinunciando al ricorso redatto in precedenza, sposterà nel nuovo sito due rottamai già attivi in un altro punto della città e permetterà a una nuova azienda di insediarsi e di trattare anche dei rifiuti classificati come pericolosi. È un grave pericolo per la salute dei cittadini, che verrà minata anche a causa del maggiore traffico dovuto al passaggio dei camion, e che non vale di certo la costruzione di una nuova rotonda e l’asfaltatura di un tratto di via Kennedy” hanno sottolineato i manifestanti. La protesta ha poi toccato il cantiere delle vasche di laminazione, l’area di via Pace che ospiterà i tre rottamai e si è concluso, infine, davanti al sito della Bitumati 2000. 

Ulteriori novità sulla questione che riguarda le contestate emissioni acustiche e olfattive prodotte dall’azienda situata alle porte di Cassina Nuova potrebbero giungere nella serata di venerdì 10 febbraio. Alle 20.30 del prossimo venerdì infatti, al centro civico di via San Bernardo, si terrà l’incontro organizzato dall’amministrazione comunale per discutere delle problematiche di Cassina Nuova. All’assemblea pubblica prenderà parte anche il sindaco Francesco Vassallo. (Stefano Dattesi) >>

Fonte http://www.rhonews.com/news/cronaca/900839/_tour_dei_veleni_per_cittadini_e_legambiente#.WJXIs5tizhh.facebook

Condividiamo dalla pagina facebook ” Legambiente – circolo di Bollate ” 

Vasche di laminazione del Seveso a Senago Presidio di LEGAMBIENTE -circolo di Bollate 

Domenica 30.10.2016 Ore 11.00

Alla rotonda di via A. De Gasperi a Senago, tra l’iperDi di viale Lombardia e i primi capannoni artigianali senaghesi.


 Come avrete letto dalle cronache giornalistiche ( http://www.ilgiorno.it/rho/cronaca/senago-vasca-esondazioni-legambiente-1.2635624 ) senza che ne sia stato dato risalto negli ultimi giorni, ieri mattina, 28 ottobre 2016, sono iniziati i lavori delle vasche di laminazione del Seveso a Senago.

Un progetto calato dall’alto e condiviso da Ministero, Regione Lombardia, e Comune di Milano.

Un progetto molto invasivo fin dal principio, sul quale in tanti hanno espresso forti perplessità, dato che all’inizio prevedeva una profondità delle vasche maggiore rispetto a quella attuale e che non considerava altre ipotesi se non quella di scavare questi enormi invasi nel suolo agricolo e naturale del parco delle Groane, di fatto quindi, consumandolo.

In questi mesi tanti senaghesi e purtroppo pochi, pochissimi bollatesi, hanno cercato di tenere alta l’attenzione verso questo tema ed opporsi ad una soluzione così drastica, avanzando alternative che sono state dapprima osteggiate, ma poi prese anche in considerazione.

È stato ampliato il primo tratto del canale scolmatore, ma soprattutto è stato pulito il letto del Seveso a Milano e questo ne ha indiscutibilmente facilitato il fluire delle acque nel suo tracciato originario, tant’è che dal luglio 2014 non si sono più verificate altre esondazioni ed altri allagamenti. Al tempo stesso si sono rilevati tantissimi scarichi non a norma ( si leggano i post nel blog dei Cittadini Bollatesi Solidali ) i quali contribuiscono a rendere le acque del Seveso sicuramente non pulite.

Ricordando che lo scolmatore serve a far defluire le acque del Seveso verso il Ticino, e che le vasche di laminazione servono per contenerle nei periodi di piena, rilasciandole poi gradualmente, la criticità che resta ancora (e non è di poco peso) è che sotto la vasca di Senago c’è la falda acquifera di Bollate . 

A conti fatti, nessuno può assicurare con certezza che nel mentre verranno eseguiti i lavori, ma soprattutto poi, nel tempo, non vi saranno contatti tra le acque del Seveso e quelle della falda. 

Per questo motivo, come circolo locale di Legambiente, riteniamo di dover sottolineare la nostra presenza per un momento di presidio atto a rivendicare l’assoluta esigenza che le istituzioni pongano ora la massima attenzione ai lavori che verranno svolti.

Adesso occorre che siano le Amministrazioni Comunali interessate (soprattutto quelle che hanno “latitato” in questo lungo periodo nonostante le promesse pre elettorali) ad assumere un importante ruolo di controllo, attento e vigile, sui lavori e che si preoccupino del poi. Sarà indispensabile infatti garantire fin da ora le risorse finanziarie per una corretta manutenzione futura, perché ormai è risaputo che la falda acquifera bollatese si sta alzando sempre di più, dato che sempre più spesso i bollatesi si ritrovano cantine e box allagati. Occorre altresì che le Amministrazioni Comunali monitorino, informino costantemente e coinvolgano i propri cittadini, rendendoli così davvero partecipi di questo importante tema, che riguarda l’ambiente, ma anche la salute delle persone.


Ci troviamo quindi domenica mattina alle 11.00 davanti alla rotonda di via De Gasperi, tra l’ iperDÌ, in affaccio su viale Lombardia, e i primi capannoni artigianali di Senago. 

Contiamo sulla vostra presenza.


Legambiente – circolo di Bollate

https://www.facebook.com/legambientebollate/

“Seveso, partono i cantieri a Senago. Un anno e mezzo per la prima vasca”

Avendo seguito costantemente la vicenda e  avendone sottolineato. nel mentre, le criticità che emergevano nei vari incontri a cui abbiamo partecipato in questi anni, vi segnaliamo la lettura di questo articolo de ” il Giorno” 

“Lavori al via oggi. Opera da 30 milioni finanziata da Comune e Regione

Milano, 28 ottobre 2016 – Il cronoprogramma inizialmente comunicato non è stato rispettato. I lavori sarebbero dovuti partire nel giugno del 2015, come annunciato dall’allora capo struttura di Palazzo Chigi Erasmo D’Angelis. Tra ritardi e problemi tecnici da risolvere (possibili interferenze tra i lavori e la rete fognaria di Cap Holding), la data è slittata mese dopo mese. Ora ci siamo: stamattina partiranno a Senago i cantieri per la prima vasca anti-piene del Seveso. Un bacino che costerà 30 milioni di euro, di cui 20 investiti dal Comune di Milano e 10 da Regione Lombardia. Un giorno importante soprattutto da un punto di vista simbolico, visto che si attendeva da decenni un intervento del genere per cancellare una volta per tutte il problema delle esondazioni del torrente che viene giù dal Monte Sasso.

Un problema che riguarda in particolare i residenti delle zone Niguarda e Isola, che nel 2014 hanno vissuto il loro annus horribilis: nove straripamenti in pochi mesi. Da allora, la situazione è già migliorata, grazie al potenziamento del Canale scolmatore Nord-ovest e alla tempestività degli interventi dei tecnici Mm in fase di pre-allarme. Serve però un piano articolato di opere per creare un ombrello protettivo a nord di Milano in grado di eliminare definitivamente il rischio alluvioni e mettere in sicurezza le aree storicamente più bersagliate dalla furia del fiume maledetto. E l’invaso di laminazione di Senago – quindici mesi di lavori affidati alla ditta Artifoni – rappresenta solo il primo tassello del puzzle messo insieme dai tecnici dell’Aipo, l’Agenzia interregionale per il bacino del Po incaricata della direzione lavori da Comune e Regione. Gli altri pezzi verranno assacque pubbliche di Roma, ma a inizio luglio il collegio presieduto dal giudice Antonio Segreto ha ritenuto corrette le procedure portate avanti dall’Aipo. Si può finalmente partire con i cantieri tanto attesi.”

Esondazioni storiche tra Ticino e Adda

Interessante report sulle Esondazioni storiche tra Ticino e Adda 

“Sono rappresentate le aree allagate nei seguenti eventi alluvionali:1 – torrenti Seveso e Certesa – esondazione del 27 novembre 2002 (solo t. Seveso; fonte: Autorita di Bacino del fiume Po); esondazioni dell’8 luglio e del 15 novembre 2014 (fonte: rilievo Regione Lombardia con i Comuni oppure perimetrazioni fornite dai Comuni);2 – fiume Lambro – esondazioni del 1947 e del 1951 (fonte: Regione Lombardia – Studio Paoletti); esondazione del 2000 (fonte: Studio Transavio);3 – fiume Olona – esondazione del 1992 (fonte: Magistrato per il Po); esondazione del 12-13 settembre 1995 (fonte: Regione Lombardia);4 – fiumi Adda Sopralacuale e Mera – esondazione del 1987 (fonte: Regione Lombardia, rilievo aereo);5 – fiume Adda Sottolacuale – esondazione del 2002 (fonte: Autorita di Bacino del fiume Po);6 – fiume Ticino – esondazione del 2000 (fonte: Parco del Ticino, rilievo aereo).Per quanto riguarda le aree allagate dei torrenti Seveso e Certesa dell’8 luglio 2014, questo servizio di mappa modifica ed integra quello pubblicato in precedenza (dal 1 10 2014 al 30 9 2015) e denominato “Aree allagate Seveso – 8 luglio 2014”, sulla base di osservazioni e ulteriori segnalazioni formulate dai comuni.”

Qui il link alla pagina del geoportale lombardo

Una di quelle notizie che ti lasciano l’amaro in bocca…

Dalle cronache odierne de ” il Giorno”, apprendiamo di una triste notizia: ” Cusano, moria di pesci nel Seveso inquinato“. Noi CBS a questo punto ci chiediamo se, accertate le responsabilità, qualcuno pagherà il danno ambientale registrato, oppure tutto finirà in una bolla di sapone, anche se qui temiamo qualcosa di molto peggio.

Soprattutto ci chiediamo se vi sia ancora qualche pur flebile margine per veder convogliare le risorse destinate alla ormai prossima realizzazione delle vasche di laminazione di Senago (sopra la falda acquifera bollatese, ricordiamolo) verso un pieno disinquinamento del fiume.
Ancora una volta e nonostante tutto, confidiamo in saggezza e verità, le stesse che ci hanno visto dalla parte giusta quando è stato il momento di chiedere, come semplici cittadini e al fianco dei senaghesi, tra le tante cose e in alternativa alla loro non realizzazione, la riduzione della profondita delle vasche, stante il progressivo innalzamento della falda e una corretta ed immediata pulizia del corso del fiume da prevedibili ostruzioni.

Dice un detto che “chi mal comincia, mal finisce”, ed è noto che i detti popolari portino con sé sempre qualcosa di saggio e vero. Noi vorremmo suggerire anche che chi mai comincia, mai finirà.

L’argomento farà sicuramente discutere nelle prossime settimane e, nel merito, siamo contenti che a Bollate si sia dato avvio al nuovo circolo locale di Legambiente, perche è in questo tipo di problematiche che deve emergere l’impegno attivo e la piena “partecipazione popolare” dei cittadini che hanno a cuore l’ambiente in cui vivono.

Consumo di suolo, centri commerciali e vasche di laminazione del Seveso a Senago: importanti novità.

La Camera approva le norme per limitare il consumo di suolo

È notizia di questi ultimi giorni, ed è destinata ad animare il dibattito politico: “Via libera in prima lettura alla Camera a disegno di legge sul consumo di suolo, ora si passa al Senato.”

Nel sito dell’INU ( Istituto Nazionale di Urbanistica” ) potete trovare ” Le misure principali contenute nel testo. Gli articoli del Sole 24 Ore, l’Unità, il manifesto, il commento della relatrice Chiara Braga e l’intervista al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina”

Noi cittadini bollatesi solidali pensiamo che sia importante tenere in considerazione l ‘evoluzione del disegno di legge citato, anche per le inevitabili considerazioni che potrebbero nascere, attorno al consumo di suolo, già più volte argomentato in questo blog, analizzando il contesto locale bollatese e le sue prospettive evolutive in termini di trasformazioni territoriali.

Segnaliamo un’altra interessante notizia sul fronte dell’ormai noto tema delle strutture di vendita e dei centri commerciali , già realizzati o previsti a Bollate e dintorni

“Renzo Piano, il celebre architetto italiano di fama internazionale, abbandona il progetto di recupero delle ex aree Falck di Sesto San Giovanni. E si fa più concreto l’ingresso di investitori arabi nella società MilanoSesto di Davide Bizzi, proprietaria dei terreni. In una intervista al quotidiano Corriere della Sera, Renzo Piano ammette di non essere più il progettista del recupero dell’area, e non nasconde una certa amarezza e preoccupazione per un futuro fatto di centro commerciale.

Mentre , in merito alle vasche di laminazione del Seveso, previste a Senago, al confine con Bollate,  segnaliamo questa lettura reperita nel web e questa iniziativa del movimento 5 stelle di Senago.

Aggiornamenti sulla realizzazione delle vasche di laminazione del Seveso e sull’emergenza idrica a Bollate

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Riproponendo la lettura cronologica dei nostri articoli pubblicati nei mesi scorsi, a mezzo stampa e nel nostro blog:

1)   Cosa hanno in comune i box allagati e le vasche di Senago? l’innalzamento della falda!(pubblicato il 30 luglio 2015);

2)   “Emergenza idrica a Bollate e progetto di salvaguardia del bacino del Seveso” (pubblicato il 21 novembreo 2015);

3)   Il Seveso e le vasche di laminazione previste al confine tra Senago e Bollate: qualche novità … (pubblicato il 14 dicembre 2015);

4)    Gruppo CAP e Consorzio Est Ticino Villoresi insieme per il recupero dei canali contro il rischio idrogeologico, per fermare gli straripamenti e la falda troppo alta(pubblicato il 10 gennaio 2016)

 

invitiamo i bollatesi a prendere visione degli importanti aggiornamenti e documenti  pubblicati recentemente in merito al problema delle vasche di laminazione del Seveso, che saranno realizzate a Senago sul confine con Bollate, e al problema dell’innalzamento della falda acquifera bollatese, direttamente dalle loro fonti

1) “Senago, i reperti preistorici non frenano le vasche di laminazione” (pubblicato da “Il Giorno” il 30 marzo 2016)

2)   “Innalzamento falda, pubblicato lo studio idrogeologico commissionato dal Comune” (pubblicato sul sito quibollate.it il 1° aprile 2016)

Gruppo CAP e Consorzio Est Ticino Villoresi insieme per il recupero dei canali contro il rischio idrogeologico, per fermare gli straripamenti e la falda troppo alta

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(Tavola del Piano di Governo del Territorio – PGT – di Bollate – “Componente geologica, idrogeologica e sismica_ sintesi degli elementi conoscitivi”  )

Dando seguito a quanto già scritto in merito al problema dell’innalzamento della falda acquifera e delle vasche di laminazione del fiume Seveso, previste a Senago, al confine di Bollate,  segnaliamo la lettura di questo interessante comunicato del gruppo CAP , realtà industriale che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Milano, Monza  e Brianza,Varese, Como e il Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi , del 27/11/2015. Il comunicato è stato ripreso  in un articolo odierno di “Avvenire”. Noi lo abbiamo recuperato in rete e ve lo riproponiamo integralmente.

COMUNICATO STAMPA  – Gruppo CAP e Consorzio Est Ticino Villoresi insieme per il recupero dei canali contro il rischio idrogeologico

<< In collaborazione con l’Università Statale di Milano parte il progetto pilota,  una  progettazione innovativa per il recupero del reticolo idrico minore

 Oltre un milione di euro per avviare il recupero del reticolo idrico minore in buona parte costruito e progettato nel medioevo, per smaltire l’eccesso di acque meteoriche e l’innalzamento della falda che crea numerosi problemi nelle nostre città. E’ questo il contenuto del progetto di Gruppo CAP e Consorzio Est Ticino Villoresi (ETVilloresi), che hanno avviato la prima fase di studio coordinato dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Milano. Il progetto si pone l’ambizioso obiettivo di riattivare per la raccolta delle acque di pioggia, di falda e di scambio geo termico in eccesso, il sistema di rogge, canali e fontanili del reticolo idrico minore la cui costruzione risale a più di otto secoli fa. Molte sono le città, infatti, a partire da quella metropolitana di Milano, che a ogni fenomeno di pioggia intensa vedono allagarsi i propri quartieri. La causa principale è la diffusa cementificazione e impermeabilizzazione del suolo e delle aree fluviali. L’acqua non può più essere smaltita solo con l’implementazione di strutture come le vasche volano, ma è necessario gestirla in forma ambientalmente integrata anche per un possibile, ecologico ed efficace reimpiego.  

Gruppo CAP, con un investimento di un milione di euro, riporterà alla luce un ambiente perduto: insieme al Consorzio ETVilloresi e grazie a uno studio del reticolo idrico condotto dall’Università di Milano recupererà quanto già i cistercensi avevano fatto con le marcite e i canali di irrigazione per far defluire le acque in eccesso, evitando per quanto possibile gli effetti rovinosi delle bombe d’acqua, e sfruttare l’acqua in eccesso in agricoltura. Si tratta di un percorso di prevenzione che mette in campo soluzioni progettuali innovative di ingegneria idraulica e ambientale. Le acque raccolte saranno così convogliate in polmoni di fitodepurazione e poi utilizzate nel settore agricolo.

“Gruppo CAP, in qualità di gestore del servizio idrico, afferma da tempo di essere pronta ad occuparsi delle acque meteoriche, la cui gestione oggi è parcellizzata fra troppi enti diversi, e grazie questo progetto diventa protagonista nella complessa dimensione idraulica del territorio – ha affermato Alessandro Russo Presidente di Gruppo CAP -.  Oggi la sfida è quella di governare i processi di trasformazione urbana progettando un’infrastruttura idrica intelligente e diffusa dove non basta ‘contenere’ le acque attraverso la proliferazione di vasche e bacini artificiali ma serve introdurre i concetti di resilienza idrica nei criteri di progettazione ed esecuzione di edifici e quartieri. Sono necessarie soluzioni innovative per una gestione smart dell’acqua, come quelle messe a punto dalla Città di Essen, Green Capital Europea 2017, aumentando la sicurezza a tutto beneficio dei cittadini rispetto ai rischi connessi ai fenomeni climatici estremi”.

La gestione delle acque meteoriche è un tema che riguarda l’intero sistema idraulico del Paese che deve fare i conti con l’aumento, rispetto a trent’anni fa, della frequenza degli eventi climatici estremi: nove volte più frequenti negli ultimi dieci anni. Attualmente sui nostri territori non esiste una gestione separata delle acque di pioggia che confluiscono, come le acque provenienti da condizionatori domestici e di grandi complessi, in fognature e depuratori progettati per gestire le acque di scarico domestico e industriale. L’eccesso di acque meteoriche all’interno dei depuratori rende meno efficiente la depurazione e, raggiunto il limite di contenimento, diventa inevitabile che esse si riversino direttamente nei corpi idrici superficiali (fiumi, canali, rogge…) Gli eccessivi interventi dell’uomo sull’ambiente hanno, da un lato determinato una manomissione dei tanti piccoli canali progettati in epoca medievale e rinascimentale mentre, dall’altro, hanno impermeabilizzato con asfalto e cemento grandi porzioni di terreno rendendo impossibile l’assorbimento dell’acqua. Questo, sommandosi all’innalzamento della falda, è causa di allagamenti di cantine, box, tunnel e metropolitane e porta a una situazione di continua emergenza.

“Siamo molto soddisfatti dell’accordo sottoscritto che permetterà al Consorzio Est Ticino Villoresi e al Gruppo CAP di lavorare in sinergia per un utilizzo intelligente del reticolo idrico superficiale – ha dichiarato Alessandro Folli Presidente del Consorzio ETVilloresi -. In qualità di autorità idraulica per la rete gestita nel proprio comprensorio, ETVilloresi saprà garantire conoscenze, esperienze e professionalità per effettuare gli adeguati approfondimenti tecnico-scientifici. Il recupero e il miglioramento della funzionalità idraulica dei canali gestiti, anche attraverso l’immissione di acque esterne compatibili con gli usi irrigui, rappresentano senza dubbio modalità efficaci di tutela territoriale. I Consorzi di bonifica possono fare la differenza nella lotta contro il rischio idrogeologico e accordi, come quello appena siglato con il gruppo CAP, non possono che potenziare il contributi apportato sul fronte della salvaguardia dei nostri territori, sempre più messi a dura prova da fenomeni meteorologici particolarmente intensi e frequenti – ha sottolineato Folli”.

Il primo progetto pilota riguarderà il fontanile Briocco, sul territorio di Rho, che verrà recuperato, collegato ai successivi tratti del reticolo idrico e dove saranno convogliate le acque di pompaggio di falda di un grande parcheggio interrato e le acque di scambio termico del condizionamento di un cineteatro.

L’utilizzo del reticolo idrico minore per intercettare le acque di pioggia è una delle 21 azioni messe in campo da CAP con il programma CAP 21 per rispondere alle questioni aperte da Cop 21, la Conferenza sul clima che si terrà tra qualche giorno a Parigi. I 21  impegni di sostenibilità si riassumono in sette grandi aree di intervento: #Acquadabere, #Acquadarecuperare, #acquadavalorizzare, #Acquadacostruire, #Acquadarisparmiare, #Acquadainnovare e #Acquadasostenere >>

Il Seveso e le vasche di laminazione previste al confine tra Senago e Bollate: qualche novità …

In attesa di avere ulteriori precisazioni in merito al problema dell’innalzamento della falda acquifera a Bollate e nei comuni limitrofi e della sua inevitabile correlazione con il progetto che prevede la realizzazione delle vasche di laminazione del Seveso, previste al confine tra Bollate e Senago,  tema sul quale torneremo nei prossimi giorni, invitiamo i nostri concittadini alla lettura di questo articolo pubblicato sul sito de “la Repubblica” il 13 dicembre 2015 :  Milano, 9 milioni dal Comune per riqualificare i canali del fiume Seveso “  

Seveso 

<< Dal Comune di Milano arrivano altri nove milioni di euro per interventi straordinari di manutenzione dei corsi d’acqua a valle del Seveso decisi con due delibere approvate dalla Giunta con le quali Palazzo Marino ha approvato “importanti interventi che andranno a contenere il rischio idrogeologico rappresentato dal fiume”. Il primo intervento riguarda il consolidamento di Cavo Redefossi, nel tratto tra piazza Cinque Giornate e corso Lodi. I lavori, per un importo pari a 7 milioni e 200mila euro, sono finanziati dal programma statale #italiasicura e saranno realizzati successivamente a quelli per il consolidamento del primo tratto del canale sotterraneo, tra Piazza Oberdan e Piazza Cinque Giornate (già finanziati dal Comune per un importo di 7.650.000 euro).

Il secondo stanziamento – oltre 1 milione e mezzo di euro -, riguarda il risanamento del canale sotterraneo del Naviglio Martesana che scorre sotto via Melchiorre Gioia, fra via Pirelli e viale della Liberazione, nel quale confluiscono le acque del Seveso. I lavori saranno eseguiti da MM spa e prevedono la riqualificazione delle gallerie sotterranee in cui scorre il fiume, con il ripristino delle condizioni della struttura dei canali e quindi il miglioramento del flusso del Seveso, che nel suo tratto confluisce prima nella Martesana, poi nel Cavo Redefossi.

“Il nostro impegno affinché il Seveso non rappresenti più una minaccia per i milanesi è costante e concreto – sottolinea l’assessore all’Ambiente Pierfrancesco Maran – questi interventi fanno parte del grande piano di contenimento dell’emergenza che prevede anche la depurazione delle acque e la realizzazione delle quattro vasche di laminazione”.>>

Emergenza idrica a Bollate e progetto di salvaguardia del bacino del Seveso

acqua.jpgCome sempre, da cittadini interessati e che vogliono informarsi per poter esprimere la proprie opinioni, abbiamo letto gli articoli di cronaca locale delle ultime settimane e vogliamo continuare a condividere le nostre considerazioni e perplessità, anche tramite la carta stampata, e che già da qualche mese potete ritrovare qui, nei post precedenti.

Bollate, come gli altri comuni della nostra zona, sta subendo grossi problemi in merito alla gestione della propria falda acquifera che ormai, innalzandosi sempre più rapidamente, sta interessando i primi livelli sotterranei di numerosi stabili. Cantine, box, taverne e magazzini sono già stati invasi dall’acqua e la situazione sembra progressivamente destinata a peggiorare.

I bollatesi conoscono bene questo problema e cosa significhi ritrovarsi con l’acqua in casa, dovendo armarsi, oltre che di stivaloni, anche di tanta pazienza per cercare di contenerla e ridurne gli effetti nefasti. Basti pensare alle alluvioni del passato, ben testimoniate dalle note fotografie dell’archivio storico locale, e anche esposte a lato dell’ingresso della sede del Comune in Piazza Aldo Moro, o alle più recenti alluvioni dei corsi d’acqua locali, verificatesi proprio un anno fa, per aver una riprova immediata.

Contemporaneamente a ciò,  sta avanzando il progetto di costruzione delle  vasche di laminazione del Seveso nel territorio del Comune di Senago. Si tratta, in sostanza, di scavare dei grossi buchi , lungo la via De Gasperi (a metà tra l’ Iper Dì e i primi capannoni artigianali senaghesi), che per larghezza e profondità, giusto per farne capire le dimensioni, potrebbero contenere 25 edifici uguali a quello grigio che ospita la sopracitata sede del Comune di Bollate. Enormi buchi che saranno realizzati, oltretutto, in pieno Parco delle Groane , sottraendogli territorio naturale, e che, attraverso il canale scolmatore, riceveranno le acque del Seveso nei periodi delle sue piene. Acque che non sono pulite come quella dei nostri fontanili e delle nostre risorgive che hanno rifornito le recenti “vie d’acqua di Expo” . E la cosa più importante è che, seppur impermeabilizzati, questi buchi saranno realizzati proprio sopra la falda acquifera bollatese non migliorandone di certo le condizioni.

Concordiamo infatti con chi ha affermato che “…è evidente a chiunque che vasche grandi come decine di campi di calcio non possono non avere infiltrazioni nel sottosuolo, per cui si rischia di immettere altra acqua nella falda proprio un chilometro a nord dell’abitato di Bollate andando a peggiorare [la]situazione…” (Piero Uboldi, pag. 31 de “il Notiziario” di venerdì 6 novembre 2015)

Del resto il livello di inquinamento delle  acque del Seveso non può – nemmeno implicitamente –  essere equiparato a quello dell’acqua “inquinata” della falda acquifera bollatese.

Dalle cronache giornalistiche più recenti poi, apprendiamo con piacere che l’amministrazione comunale bollatese ha finalmente preso in carico il problema dell’innalzamento della sua falda, facendosi capofila di una riunione che ha coinvolto i comuni del circondario e gli enti territoriali preposti. Rileviamo però che definire il problema come “epocale” sia un po’ riduttivo, dato che già il nome “Bollate” rimanda all’origine dei nostri luoghi come interessata da sempre dai fenomeni collegati al problema dell’emergere dell’acqua dal sottosuolo ( “Bollate- Un territorio e la sua storia” , a cura dell’ Amministrazione comunale di Bollate, 1985)

A testimoniare ulteriormente la consistenza del problema esistono anche appositi studi geologici che accompagnano il P.G.T. (Piano di Governo del Territorio) bollatese vigente, dai quali emerge che la nostra città è soggetta al “grado di vulnerabilità” più elevato per la metà del suo territorio, e che questo coincide in larga parte con il tessuto urbano consolidato che si estende dal parco Martin Luther King  alle frazioni .di Cassina Nuova e Cascina del Sole.

Sempre intorno al problema di come si potrebbe gestire l’innalzamento della falda, sul dove far defluire l’acqua di falda pompata dal sottosuolo, osserviamo il rimando alla condizione della rete fognaria locale, quando si afferma che “… perché ha una capienza limitata…” (cit. Francesco Vassallo, pag. 35 de “Il Notiziario” di Venerdì 13 Novembre 2015) e , quindi, non sarebbe in grado di riceverne le acque. Ci chiediamo se, per affermarlo, la si conosca finalmente bene, dato che solo fino ad un paio di anni fatti si ignorava l’esistenza di un tratto di fognatura proprio sotto il nuovissimo e contestatissimo Urban centre cittadino .  Non fosse così, o non lo si potesse confermare con certezza , ci chiediamo se con gli studi geologici ipotizzati in prima istanza per fronteggiare il problema della falda (e ai quali i cittadini dovranno poi rivolgersi) verranno ri-considerate dettagliatamente anche  le analisi relative alla nostra rete fognaria per conoscerla adeguatamente nella sua effettiva ramificazione e , più precisamente, a quanto ammonti la sua effettiva capienza ad oggi, rispetto al costruito attuale.

A tal proposito segnaliamo, tra i vari,  un importante studio che ha avuto  applicazione nel Comune di Padova. Il progetto “Rete fognaria smart”, sviluppato da AcegasApsAmga, tramite il quale potrebbe essere possibile avere “piena conoscenza della rete fognaria cittadina, in termini di esatta collocazione delle condotte e di caratteristiche tecniche di queste (portata, inclinazione, punti di interconnessione, ecc…)”

Non si sottovaluti e non si bypassi troppo velocemente questo ulteriore aspetto del problema iniziale perché, purtroppo, ormai è a tutti noto quanto le sempre più ricorrenti “bombe d’acqua” piovana e i conseguenti allagamenti superficiali stiano diventando sempre più pressanti. L’esatta conoscenza della rete fognaria, unita ad un’eventuale rivisitazione attuale delle scelte urbanistiche di trasformazione dei suoli da naturali e/o agricoli in edificabili, oltre che ad una più corretta “manutenzione” dell’esistente, potrebbero  diventare fattori strategici per controllare sia l’acqua di falda che proviene dal sottosuolo, sia quella che proviene dal cielo.

Ovvio che non vogliamo equiparare le possibilità del comune patavino con quelle della sola Bollate ma,  dato che il fenomeno interessa numerosi comuni della nostra zona,  pensiamo che un tipo di studio analogo possa essere supportato dall’impegno condiviso dei comuni interessati, almeno di  quelli presenti alla riunione citata dalle cronache giornalistiche.

Lo stato attuale dei fatti correlati al problema della falda e della rete fognaria ci suggerisce un’ ulteriore riflessione. Se la parte di città costruita sembra dover convivere con “un grosso problema”  di difficile soluzione, cosa succederà alle parti di città interessate da processi di trasformazione edilizia in atto e futuri? A chi si rivolgeranno i tecnici , gli operatori e i privati interessati nell’eventualità di ritrovarsi il problema dell’acqua in casa? Vogliamo ben sperare che gli strumenti in possesso da parte dell’amministrazione siano adeguatamente aggiornati, onde fronteggiare non solo eventuali problemi di chi la casa ce l’ha già , ma anche di chi vorrebbe investire sulle trasformazioni edilizie che si stanno prospettando nel nostro territorio.

Ritornando al problema delle vasche di laminazione sopracitate, vorremmo, in conclusione, condividere un’ultima riflessione. Il progetto, all’oggi, è già stato modificato più volte e ha comportato una successiva riduzione della profondità delle vasche stesse, ma la continua evoluzione della situazione necessita a nostro avviso di un’ ulteriore e ponderata valutazione tecnica e politica. Infatti, se da un lato vediamo il rischio di causare un disastro ecologico-ambientale con la realizzazione delle vasche dentro la falda, dall’altro, in alternativa, l’interruzione della realizzazione del progetto all’insorgere di eventuali problemi non adeguatamente controllati potrebbe causare sperpero di denaro pubblico.

A fronte di questa situazione in continua evoluzione, sollecitiamo quindi  un’ulteriore analisi da parte di tutti gli enti preposti e un maggiore coinvolgimento degli enti locali, così che si possano dare risposte chiare e compatibili con la realtà del territorio . In particolar modo invitiamo l’Amministrazione bollatese di centrosinistra, ma anche tutte le forze politiche della città, ad impegnarsi per un confronto pubblico con i cittadini e con le Istituzioni preposte al fine di trovare quelle soluzioni che ci possano permetter di scongiurare l’ennesimo incontrovertibile disastro ambientale.

 

Cittadini Bollatesi Solidali