FIRMATO IL PATTO PER LA SALVAGUARDIA DEL SEVESO.

A seguito del convegno tenutosi a Bresso ,il 18 febbraio scorso, segnaliamo quanto segue:

 

Il convegno “Patto per il Seveso: tra emergenza e rispetto per l’ambiente”, tenutosi in Sala Consiglio sabato 18 febbraio ,è stato caratterizzato da un articolato e proficuo confronto tra Sindaci e Amministratori delle tre province coinvolte, le Associazioni Ambientaliste, i Presidenti e i direttori delle autorità delle acque e il Parco nord Milano. 

Durante le due tavole rotonde, focalizzate rispettivamente sul tema dell’ emergenza e sul rispetto per l’ambiente,si è parlato di risanamento ambientale , di sicurezza idraulica del fiume, di nuove proposte di invarianza idraulica, che determinino un cambio culturale che sappia riconoscere il valore dell’acqua come risorsa e non consideri le vasche di laminazione la soluzione al problema del Seveso.

Al termine del convegno i Sindaci dei comuni attraversati dal Seveso hanno firmato il “Patto per la salvaguardia del Seveso”, un passo virtuoso e un rinnovato impegno per la tutela del territorio.

Tutta la documentazione è disponibile qui

“Tour dei veleni”, questa mattina, da Senago a Cassina Nuova …

“Tour dei veleni” del circolo bollatese di Legambiente e di alcuni cittadini 


<< Il circolo cittadino di Legambiente e alcuni cittadini hanno sfidato la forte pioggia caduta nella mattinata di sabato 4 febbraio per ribadire, nuovamente, il loro no alla costruzione della nuova area destinata ai rottamai al confine tra Bollate e Senago e a quella delle vasche di laminazione del fiume Seveso e per chiedere un maggiore controllo sulle emissioni acustiche e olfattive prodotte dalla Bitumati 2000 di via Pace.

Quattro i luoghi toccati dalla protesta, accompagnata dalle bandiere di Legambiente e da uno striscione. I manifestanti hanno iniziato il cosiddetto “tour dei veleni” ritrovandosi al municipio di Senago. Qui, dopo aver srotolato uno striscione, hanno ribadito il loro supporto dato ai senaghesi negli scorsi anni per tentare di impedire la costruzione delle vasche di laminazione del Seveso chiedendo, viceversa, un aiuto per fermare l’iter che porterà all’edificazione dell’area che ospiterà tre rottamai in via Pace. “Il Comune di Bollate, rinunciando al ricorso redatto in precedenza, sposterà nel nuovo sito due rottamai già attivi in un altro punto della città e permetterà a una nuova azienda di insediarsi e di trattare anche dei rifiuti classificati come pericolosi. È un grave pericolo per la salute dei cittadini, che verrà minata anche a causa del maggiore traffico dovuto al passaggio dei camion, e che non vale di certo la costruzione di una nuova rotonda e l’asfaltatura di un tratto di via Kennedy” hanno sottolineato i manifestanti. La protesta ha poi toccato il cantiere delle vasche di laminazione, l’area di via Pace che ospiterà i tre rottamai e si è concluso, infine, davanti al sito della Bitumati 2000. 

Ulteriori novità sulla questione che riguarda le contestate emissioni acustiche e olfattive prodotte dall’azienda situata alle porte di Cassina Nuova potrebbero giungere nella serata di venerdì 10 febbraio. Alle 20.30 del prossimo venerdì infatti, al centro civico di via San Bernardo, si terrà l’incontro organizzato dall’amministrazione comunale per discutere delle problematiche di Cassina Nuova. All’assemblea pubblica prenderà parte anche il sindaco Francesco Vassallo. (Stefano Dattesi) >>

Fonte http://www.rhonews.com/news/cronaca/900839/_tour_dei_veleni_per_cittadini_e_legambiente#.WJXIs5tizhh.facebook

Esondazioni storiche tra Ticino e Adda

Interessante report sulle Esondazioni storiche tra Ticino e Adda 

“Sono rappresentate le aree allagate nei seguenti eventi alluvionali:1 – torrenti Seveso e Certesa – esondazione del 27 novembre 2002 (solo t. Seveso; fonte: Autorita di Bacino del fiume Po); esondazioni dell’8 luglio e del 15 novembre 2014 (fonte: rilievo Regione Lombardia con i Comuni oppure perimetrazioni fornite dai Comuni);2 – fiume Lambro – esondazioni del 1947 e del 1951 (fonte: Regione Lombardia – Studio Paoletti); esondazione del 2000 (fonte: Studio Transavio);3 – fiume Olona – esondazione del 1992 (fonte: Magistrato per il Po); esondazione del 12-13 settembre 1995 (fonte: Regione Lombardia);4 – fiumi Adda Sopralacuale e Mera – esondazione del 1987 (fonte: Regione Lombardia, rilievo aereo);5 – fiume Adda Sottolacuale – esondazione del 2002 (fonte: Autorita di Bacino del fiume Po);6 – fiume Ticino – esondazione del 2000 (fonte: Parco del Ticino, rilievo aereo).Per quanto riguarda le aree allagate dei torrenti Seveso e Certesa dell’8 luglio 2014, questo servizio di mappa modifica ed integra quello pubblicato in precedenza (dal 1 10 2014 al 30 9 2015) e denominato “Aree allagate Seveso – 8 luglio 2014”, sulla base di osservazioni e ulteriori segnalazioni formulate dai comuni.”

Qui il link alla pagina del geoportale lombardo

Una di quelle notizie che ti lasciano l’amaro in bocca…

Dalle cronache odierne de ” il Giorno”, apprendiamo di una triste notizia: ” Cusano, moria di pesci nel Seveso inquinato“. Noi CBS a questo punto ci chiediamo se, accertate le responsabilità, qualcuno pagherà il danno ambientale registrato, oppure tutto finirà in una bolla di sapone, anche se qui temiamo qualcosa di molto peggio.

Soprattutto ci chiediamo se vi sia ancora qualche pur flebile margine per veder convogliare le risorse destinate alla ormai prossima realizzazione delle vasche di laminazione di Senago (sopra la falda acquifera bollatese, ricordiamolo) verso un pieno disinquinamento del fiume.
Ancora una volta e nonostante tutto, confidiamo in saggezza e verità, le stesse che ci hanno visto dalla parte giusta quando è stato il momento di chiedere, come semplici cittadini e al fianco dei senaghesi, tra le tante cose e in alternativa alla loro non realizzazione, la riduzione della profondita delle vasche, stante il progressivo innalzamento della falda e una corretta ed immediata pulizia del corso del fiume da prevedibili ostruzioni.

Dice un detto che “chi mal comincia, mal finisce”, ed è noto che i detti popolari portino con sé sempre qualcosa di saggio e vero. Noi vorremmo suggerire anche che chi mai comincia, mai finirà.

L’argomento farà sicuramente discutere nelle prossime settimane e, nel merito, siamo contenti che a Bollate si sia dato avvio al nuovo circolo locale di Legambiente, perche è in questo tipo di problematiche che deve emergere l’impegno attivo e la piena “partecipazione popolare” dei cittadini che hanno a cuore l’ambiente in cui vivono.

Consumo di suolo, centri commerciali e vasche di laminazione del Seveso a Senago: importanti novità.

La Camera approva le norme per limitare il consumo di suolo

È notizia di questi ultimi giorni, ed è destinata ad animare il dibattito politico: “Via libera in prima lettura alla Camera a disegno di legge sul consumo di suolo, ora si passa al Senato.”

Nel sito dell’INU ( Istituto Nazionale di Urbanistica” ) potete trovare ” Le misure principali contenute nel testo. Gli articoli del Sole 24 Ore, l’Unità, il manifesto, il commento della relatrice Chiara Braga e l’intervista al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina”

Noi cittadini bollatesi solidali pensiamo che sia importante tenere in considerazione l ‘evoluzione del disegno di legge citato, anche per le inevitabili considerazioni che potrebbero nascere, attorno al consumo di suolo, già più volte argomentato in questo blog, analizzando il contesto locale bollatese e le sue prospettive evolutive in termini di trasformazioni territoriali.

Segnaliamo un’altra interessante notizia sul fronte dell’ormai noto tema delle strutture di vendita e dei centri commerciali , già realizzati o previsti a Bollate e dintorni

“Renzo Piano, il celebre architetto italiano di fama internazionale, abbandona il progetto di recupero delle ex aree Falck di Sesto San Giovanni. E si fa più concreto l’ingresso di investitori arabi nella società MilanoSesto di Davide Bizzi, proprietaria dei terreni. In una intervista al quotidiano Corriere della Sera, Renzo Piano ammette di non essere più il progettista del recupero dell’area, e non nasconde una certa amarezza e preoccupazione per un futuro fatto di centro commerciale.

Mentre , in merito alle vasche di laminazione del Seveso, previste a Senago, al confine con Bollate,  segnaliamo questa lettura reperita nel web e questa iniziativa del movimento 5 stelle di Senago.

Aggiornamenti sulla realizzazione delle vasche di laminazione del Seveso e sull’emergenza idrica a Bollate

acqua

Riproponendo la lettura cronologica dei nostri articoli pubblicati nei mesi scorsi, a mezzo stampa e nel nostro blog:

1)   Cosa hanno in comune i box allagati e le vasche di Senago? l’innalzamento della falda!(pubblicato il 30 luglio 2015);

2)   “Emergenza idrica a Bollate e progetto di salvaguardia del bacino del Seveso” (pubblicato il 21 novembreo 2015);

3)   Il Seveso e le vasche di laminazione previste al confine tra Senago e Bollate: qualche novità … (pubblicato il 14 dicembre 2015);

4)    Gruppo CAP e Consorzio Est Ticino Villoresi insieme per il recupero dei canali contro il rischio idrogeologico, per fermare gli straripamenti e la falda troppo alta(pubblicato il 10 gennaio 2016)

 

invitiamo i bollatesi a prendere visione degli importanti aggiornamenti e documenti  pubblicati recentemente in merito al problema delle vasche di laminazione del Seveso, che saranno realizzate a Senago sul confine con Bollate, e al problema dell’innalzamento della falda acquifera bollatese, direttamente dalle loro fonti

1) “Senago, i reperti preistorici non frenano le vasche di laminazione” (pubblicato da “Il Giorno” il 30 marzo 2016)

2)   “Innalzamento falda, pubblicato lo studio idrogeologico commissionato dal Comune” (pubblicato sul sito quibollate.it il 1° aprile 2016)

Intorno al “consumo di suolo”

prato.jpgDa qualche tempo, ritrovandoci ad analizzare alcuni aspetti relativi al ” consumo di suolo” , con una visione più ampia piuttosto che solo locale e bollatese, da vari portali istituzionali e tecnici, abbiamo acquisito delle informazioni che crediamo possano essere utilissime per chi abbia voglia di condividere con noi le proprie impressioni.
Ve ne forniamo una sintesi. Buona lettura

Consumo di suolo

Il suolo è una risorsa fondamentale per l’uomo e costituisce, di fatto, una risorsa non rinnovabile, visti i tempi estremamente lunghi necessari per la formazione di nuovo suolo.

Per sua natura al centro di un sistema di relazioni tra uomo e cicli naturali che assicurano il sostentamento della vita, il suolo è non solo riserva di biodiversità, ma anche base per la produzione agricola e zootecnica, per lo sviluppo urbano e degli insediamenti produttivi, per la mobilità di merci e persone, per il benessere ed il godimento dei valori paesaggistici.

Tuttavia è ormai noto che, soprattutto a causa delle attività antropiche e di scelte di uso poco sostenibili, il consumo di suolo avanza e continua a generare la perdita irreversibile di preziose risorse ambientali e funzioni ecosistemiche, influendo negativamente sull’equilibrio del territorio, sui fenomeni di dissesto, erosione e contaminazione, sui processi di desertificazione, sulle dinamiche di trasformazione e sulla bellezza del paesaggio. Ciò porta ad una elevata sottrazione della biodiversità e della produttività e compromette la disponibilità di risorse fondamentali per lo stesso sviluppo della nostra società.

Negli ultimi anni stanno crescendo le iniziative legislative volte alla riduzione del consumo di suolo.

Gli orientamenti della comunità europea

Nel 2002 la Commissione europea aveva prodotto un primo documento, la Comunicazione COM (2002) 179 dal titolo “Verso una strategia tematica per la protezione del suolo” e nel settembre 2006 ha proposto una nuova Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, che avrebbe dovuto definire il quadro complessivo per la protezione del suolo e adottare la Strategia tematica per la protezione e l’uso sostenibile del suolo. Tale strategia pone l’accento sul prevenire l’ulteriore degrado del suolo e mantenerne le funzioni, sottolineando la necessità di porre in essere buone pratiche per ridurre gli effetti negativi del consumo di suolo e, in particolare, della sua forma più evidente e irreversibile: l’impermeabilizzazione (Commissione Europea, 2006).

L’importanza di una buona gestione del territorio e, in particolare, dei suoli è stata ribadita dalla Commissione Europea nel 2011, con la Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse (Commissione Europea, 2011b), nella quale si propone il traguardo di un incremento dell’occupazione netta di terreno pari a zero da raggiungere, in Europa, entro il 2050.

Obiettivo rafforzato in seguito dal legislatore europeo con l’approvazione del Settimo Programma di Azione Ambientale, denominato “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”, (Parlamento europeo e Consiglio, 2013) che ripropone l’obiettivo precedente, richiedendo inoltre che, entro il 2020, le politiche dell’Unione debbano tenere conto dei loro impatti diretti e indiretti sull’uso del territorio.

Disegno di legge sul contenimento del consumo del suolo

Negli ultimi anni sono state predisposte e avanzate numerose proposte per la gestione sostenibile e la salvaguardia dei suoli italiani, tra cui molte finalizzate al contenimento del consumo di suolo, tutelando le aree agricole e naturali e incentivando il riuso e la rigenerazione di aree già urbanizzate

In particolare, il disegno di legge 2039 e abb.  “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” in corso di esame in Commissione alla Camera dei Deputati, contiene un complesso di disposizioni volte a promuovere l’attività agricola, il paesaggio e l’ambiente mediante il contenimento del consumo del suolo, il riuso e la generazione urbana.

In base all’articolo 2  per “consumo di suolo” si intende l’incremento annuale netto della superficie agricola, naturale e semi-naturale oggetto di impermeabilizzazione e il perseguimento delle predette finalità comporta una valutazione delle alternative di localizzazione delle opere, per evitare il consumo di suolo inedificato. Pertanto la pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica è tenuta ad adeguarsi alle norme del provvedimento. Inoltre le politiche di sviluppo territoriale nazionali e regionali sono tenute a favorire la destinazione agricola e l’utilizzo di pratiche agricole anche negli spazi liberi delle aree urbanizzate.

All’articolo 3 viene stabilito che, con apposito decreto del Ministro delle politiche agricole, debba essere definita, in termini quantitativi, la riduzione progressiva e vincolante di consumo del suolo a livello nazionale, in coerenza con l’obiettivo dell’Unione europea di azzerare il consumo di suolo entro il 2050. La Conferenza unificata stabilirà i criteri e le modalità per la definizione di detta riduzione, tenendo conto delle specificità territoriali delle varie aree del paese.

Le regioni dovranno dettare disposizioni per incentivare i comuni a promuovere strategie di rigenerazione urbana, anche mediante l’individuazione negli strumenti di pianificazione degli ambiti urbanistici da sottoporre prioritariamente a interventi di ristrutturazione urbanistica e di rinnovo edilizio, prevedendo il perseguimento di elevate prestazioni energetiche, l’utilizzo di fonti rinnovabili, l’accessibilità ciclabile e ai servizi di trasporto collettivo, il miglioramento della gestione delle acque a fini di invarianza idraulica e riduzione dei deflussi.

L’articolo 11, infine, detta norme transitorie secondo le quali a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge e fino alla adozione del decreto di cui all’articolo 3, e comunque non oltre il termine di tre anni, non è consentito il consumo di suolo e che decorso inutilmente il termine di tre anni, nelle regioni e province autonome non è consentito il consumo di suolo in misura superiore al 50 per cento della media di consumo di suolo di ciascuna regione nei cinque anni antecedenti.

Proposta di Integrazione del Piano Territoriale Regionale ai sensi della l.r. n. 31 del 2014.

Con delibera n. 4738 del 22/01/2016 la Giunta regionale della Lombardia ha approvato la proposta di Integrazione del Piano Territoriale Regionale, ai sensi della l.r. n. 31 del 28 novembre 2014 per la riduzione del consumo di suolo.

L’Integrazione del PTR costituisce il primo adempimento per l’attuazione della recente legge regionale 31/2014 con cui Regione Lombardia ha introdotto un sistema di norme finalizzate a perseguire, mediante la pianificazione – regionale, provinciale e comunale – le politiche in materia di consumo di suolo e rigenerazione urbana, con lo scopo di concretizzare sul territorio il traguardo previsto dalla Commissione europea di giungere entro il 2050 a una occupazione netta di terreno pari a zero.

Il comma 2 dell’art.2 della l.r. 31/2014 attribuisce al PTR il compito di precisare le modalità di determinazione e quantificazione degli indici che misurano il consumo di suolo.

In particolare l’art.3 comma 1 lett. p, stabilisce che il PTR individui per gli Ambiti territoriali omogenei “criteri e linee tecniche per contenere il consumo di suolo programmato a livello regionale tenendo conto delle specificità territoriali, delle caratteristiche qualitative dei suoli, dello stato della pianificazione, urbanistica e paesaggistica, dell’esigenza di realizzare infrastrutture e opere pubbliche, dell’estensione del suolo già edificato, dell’effettiva sussistenza di fabbisogno abitativo legato ad incrementi demografici reali e dell’assenza di alternative alla riqualificazione e rigenerazione dell’urbanizzato, nonché di fabbisogno produttivo motivato anche sulla base di analisi desunte da indicatori statistici di livello locale e sovralocale che giustifichino eventuale consumo di suolo”.

Per l’approvazione e l’attuazione del PTR sono previste le seguenti procedure amministrative per il conseguimento dell’obiettivo di riduzione del Consumo di suolo:

  • La Giunta regionale approva l’integrazione del PTR che stabilisce la soglia regionale e le soglie provinciali di riduzione del consumo di suolo e attiva la procedura di VAS.
  • Il Consiglio regionale approva l’integrazione del PTR.
  • La Città Metropolitana e le Province elaborano un’ipotesi di soglie per ciascun ambito territoriale omogeneo (Ato) in collaborazione tecnica con la Regione e indicono conferenze di Ato per valutare con i Comuni le soglie comunali e i criteri di applicazione.
  • La Città Metropolitana e le Province inviano alla Regione eventuali proposte di modifica delle soglie e dei criteri.
  • La Regione raccoglie le proposte della Città Metropolitana e delle Province, elabora la ridefinizione delle soglie ed eventualmente la messa a punto dei criteri ed elabora il progetto di revisione finale del PTR, comprensivo degli elaborati della valutazione ambientale.
  • Il Consiglio regionale approva il progetto di revisione finale del PTR.
  • La Città Metropolitana approva il Piano strategico e le Province approvano i PTCP con le soglie definitive e i criteri definitivi entro 12 mesi dall’approvazione dell’adeguamento del PTR, come richiede la legge 31/2014.
  • Successivamente entro 12 mesi dall’adeguamento dei PTCP del Piano strategico della città metropolitana e dei PTCP, i Comuni approvano i nuovi Documenti di Piano dei PGT con le relative Carte del consumo di suolo e li inviano alla Città Metropolitana e alle Province per la verifica di compatibilità e alla Regione per il monitoraggio del PTR.

Per procedere all’individuazione della soglia regionale, e di conseguenza individuare le soglie provinciali, la proposta di revisione del PTR ha inteso necessario confrontare la domanda di superfici residenziali e per funzioni produttive di beni e servizi, con l’offerta potenziale di superfici costituita dagli Ambiti di trasformazione dei Documenti di Piano e dallo stock di immobili vuoti, dismessi, abbandonati e in costruzione.

Si è previsto, in linea teorica, che il fabbisogno sia soddisfatto prioritariamente dagli Ambiti di trasformazione previsti su suolo urbanizzato, in coerenza con il principio sancito dalla l.r. 31/2014 (ex art.3, comma 1 lett.h) di “tenere conto prioritariamente” delle presenza di patrimonio edilizio dismesso o sottoutilizzato,

Il fabbisogno residuo, cioè quello che non trova localizzazione (dal punto di vista quantitativo) negli Ambiti di trasformazione su superficie urbanizzata, si ipotizza che venga soddisfatto dalle previsioni su superficie non urbanizzata.

Dal raffronto tra fabbisogno residuo e previsioni su superficie non urbanizzata emerge che queste ultime dovrebbero essere ridotte, a livello regionale, di una quota pari a circa il 45%, che al 2020 (coincidente con il primo periodo di vigenza del PTR integrato ai sensi della l.r.31/2014) si ipotizza possa essere pari a un intervallo compreso tra il 20 e il 25%, pari cioè a circa la metà della soglia al 2025.

La proposta di revisione del PTR ha articolato tale riduzione per la funzione residenziale e per funzioni produttive di beni e servizi

Per quanto riguarda la definizione delle soglie di riduzione di consumo di suolo provinciali per la funzione residenziale, le soglie di riduzione del consumo di suolo sono state raggruppate in due macro-classi:

  • tra il 20% e il 25% per le Province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio e Varese;
  • tra valori maggiori di 25% e il 30% per le Province di Mantova, Monza e Brianza e la Città Metropolitana di Milano.

In sede di adeguamento al PTR integrato ai sensi della l.r. 31/2014, i PTCP e il Piano strategico della Città Metropolitana, dovranno definire (sulla base della soglia provinciale dettata dal PTR), le soglie di riduzione del consumo di suolo per gli Ambiti territoriali omogenei, che potranno essere integrate e riviste, in raccordo con il livello regionale, con l’introduzione di ulteriori elementi di giudizio utili a meglio definire eventuali singole specificità territoriali, differenziando, se necessario, i criteri di applicazione della soglia di riduzione anche alla scala comunale.

Per quanto riguarda la soglia regionale di riduzione del consumo di suolo per funzioni produttive di beni e servizi, la proposta del PTR per il 2020 è quella di applicare una riduzione del 20%, che corrisponde ad una diminuzione di 1.790 ha di superficie non urbanizzata ricompresa in Ambiti di trasformazione su suolo libero con destinazione produttiva di beni e servizi.

Ottima notizia: “Rigenerazione urbana, al via il processo di partecipazione”

Bene, sul sito internet istituzionale del Comune di Bollate, apprendiamo di un’ ottima notizia, ancor più se divulgata dopo una nostra precisa richiesta, contenuta ed articolata con altre, avanzata lo stesso giorno e qualche ora prima

Resta da definire chi decida e sulla base di cosa si rientri nella categoria degli “stakeholder” e, soprattutto, se il lasso di tempo scelto possa consentire un’adeguata risposta ed effettiva PARTECIPAZIONE.

Noi, chiaramente, ci auguriamo di sì.

Ma tutto è perfettibile, intanto buon  HOP (hop)  a tutti!


urbanistica ed edilizia privata

  05/02/2016

RIGENERAZIONE URBANA, AL VIA IL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE

Inizia il processo di partecipazione connesso al progetto di Rigenerazione urbana complessiva e di inclusione sociale, che sarà attuato a Bollate mediante il sostegno finanziario della Comunità Europea e della Regione Lombardia.

 

Con HOP! FAI UN SALTO E RIGENERA BOLLATE, parte quindi l’attività partecipativa finalizzata a coinvolgere le parti presenti sul territorio per costruire insieme le azioni dirette a realizzare lo Sviluppo Urbano Sostenibile.

Per un periodo di cinque mesi verrà svolto un percorso comune di rigenerazione di idee, con il quale si tenterà di eseguire un lavoro di selezione dei propositi più significativi per renderli poi concreti nella realtà locale. Si partirà dalle buone esperienze per formulare le giuste domande per il nostro territorio in modo da conseguire le soluzioni strategiche integrate risolutive delle problematiche sociali, culturali, economiche, ambientali e demografiche del nostro contesto territoriale.

Il progetto HOP! FAI UN SALTO E RIGENERA BOLLATE comprende una serie di laboratori che costituiranno la sede in cui elaborare le idee per il futuro della nostra città. La prima fase di lavoro denominata “Fare Rete” prevede tre laboratori di condivisione delle buone pratiche, nel corso dei quali sarà possibile sollevare dubbi, problemi, esprimere opinioni e propositi.

Il primo di tali laboratori è rivolto agli stakeholder, mentre nei laboratori successivi verranno coinvolti i cittadini e la compagine politica per consentire un percorso mirato.

IL PRIMO LABORATORIO SI TERRA’

MARTEDI’ 9 FEBBRAIO 2016, dalle ore 16.30 alle ore 18.30

BIBLIOTECA COMUNALE
PIAZZA C.A. DELLA CHIESA, 30 – BOLLATE (MI)”

 

Una buona lettura domenicale …

Pensando al recupero delle aree dismesse locali, ma non solo, anche a quanto utile e prezioso come risorsa possa risultare il poter utilizzare l’acqua del Seveso, se ben depurata, riprendiamo un interessante articolo de l’Unità, dal sito dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica)

 TASINGE

“Smog e bombe d’acqua, anche l’Italia spinge su soluzioni sostenibili

Un parco “resiliente ai cambiamenti climatici” a Copenaghen, un esempio di come devono operare l’architettura e l’edilizia in un mondo che cambia, e che chiede sempre più propensione al riuso e all’adattamento piuttosto che all’espansione.” L’articolo de l’Unità 

Qualche link utile:

  1. http://www.ghb-landskab.dk/en/projects/taasinge-square
  2. http://wsud-denmark.com/infiltration-and-drainage-of-rainwater-on-taasinge-square-copenhagen/home-page/36351
  3. http://citiscope.org/story/2016/why-copenhagen-building-parks-can-turn-ponds

Gruppo CAP e Consorzio Est Ticino Villoresi insieme per il recupero dei canali contro il rischio idrogeologico, per fermare gli straripamenti e la falda troppo alta

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(Tavola del Piano di Governo del Territorio – PGT – di Bollate – “Componente geologica, idrogeologica e sismica_ sintesi degli elementi conoscitivi”  )

Dando seguito a quanto già scritto in merito al problema dell’innalzamento della falda acquifera e delle vasche di laminazione del fiume Seveso, previste a Senago, al confine di Bollate,  segnaliamo la lettura di questo interessante comunicato del gruppo CAP , realtà industriale che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Milano, Monza  e Brianza,Varese, Como e il Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi , del 27/11/2015. Il comunicato è stato ripreso  in un articolo odierno di “Avvenire”. Noi lo abbiamo recuperato in rete e ve lo riproponiamo integralmente.

COMUNICATO STAMPA  – Gruppo CAP e Consorzio Est Ticino Villoresi insieme per il recupero dei canali contro il rischio idrogeologico

<< In collaborazione con l’Università Statale di Milano parte il progetto pilota,  una  progettazione innovativa per il recupero del reticolo idrico minore

 Oltre un milione di euro per avviare il recupero del reticolo idrico minore in buona parte costruito e progettato nel medioevo, per smaltire l’eccesso di acque meteoriche e l’innalzamento della falda che crea numerosi problemi nelle nostre città. E’ questo il contenuto del progetto di Gruppo CAP e Consorzio Est Ticino Villoresi (ETVilloresi), che hanno avviato la prima fase di studio coordinato dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Milano. Il progetto si pone l’ambizioso obiettivo di riattivare per la raccolta delle acque di pioggia, di falda e di scambio geo termico in eccesso, il sistema di rogge, canali e fontanili del reticolo idrico minore la cui costruzione risale a più di otto secoli fa. Molte sono le città, infatti, a partire da quella metropolitana di Milano, che a ogni fenomeno di pioggia intensa vedono allagarsi i propri quartieri. La causa principale è la diffusa cementificazione e impermeabilizzazione del suolo e delle aree fluviali. L’acqua non può più essere smaltita solo con l’implementazione di strutture come le vasche volano, ma è necessario gestirla in forma ambientalmente integrata anche per un possibile, ecologico ed efficace reimpiego.  

Gruppo CAP, con un investimento di un milione di euro, riporterà alla luce un ambiente perduto: insieme al Consorzio ETVilloresi e grazie a uno studio del reticolo idrico condotto dall’Università di Milano recupererà quanto già i cistercensi avevano fatto con le marcite e i canali di irrigazione per far defluire le acque in eccesso, evitando per quanto possibile gli effetti rovinosi delle bombe d’acqua, e sfruttare l’acqua in eccesso in agricoltura. Si tratta di un percorso di prevenzione che mette in campo soluzioni progettuali innovative di ingegneria idraulica e ambientale. Le acque raccolte saranno così convogliate in polmoni di fitodepurazione e poi utilizzate nel settore agricolo.

“Gruppo CAP, in qualità di gestore del servizio idrico, afferma da tempo di essere pronta ad occuparsi delle acque meteoriche, la cui gestione oggi è parcellizzata fra troppi enti diversi, e grazie questo progetto diventa protagonista nella complessa dimensione idraulica del territorio – ha affermato Alessandro Russo Presidente di Gruppo CAP -.  Oggi la sfida è quella di governare i processi di trasformazione urbana progettando un’infrastruttura idrica intelligente e diffusa dove non basta ‘contenere’ le acque attraverso la proliferazione di vasche e bacini artificiali ma serve introdurre i concetti di resilienza idrica nei criteri di progettazione ed esecuzione di edifici e quartieri. Sono necessarie soluzioni innovative per una gestione smart dell’acqua, come quelle messe a punto dalla Città di Essen, Green Capital Europea 2017, aumentando la sicurezza a tutto beneficio dei cittadini rispetto ai rischi connessi ai fenomeni climatici estremi”.

La gestione delle acque meteoriche è un tema che riguarda l’intero sistema idraulico del Paese che deve fare i conti con l’aumento, rispetto a trent’anni fa, della frequenza degli eventi climatici estremi: nove volte più frequenti negli ultimi dieci anni. Attualmente sui nostri territori non esiste una gestione separata delle acque di pioggia che confluiscono, come le acque provenienti da condizionatori domestici e di grandi complessi, in fognature e depuratori progettati per gestire le acque di scarico domestico e industriale. L’eccesso di acque meteoriche all’interno dei depuratori rende meno efficiente la depurazione e, raggiunto il limite di contenimento, diventa inevitabile che esse si riversino direttamente nei corpi idrici superficiali (fiumi, canali, rogge…) Gli eccessivi interventi dell’uomo sull’ambiente hanno, da un lato determinato una manomissione dei tanti piccoli canali progettati in epoca medievale e rinascimentale mentre, dall’altro, hanno impermeabilizzato con asfalto e cemento grandi porzioni di terreno rendendo impossibile l’assorbimento dell’acqua. Questo, sommandosi all’innalzamento della falda, è causa di allagamenti di cantine, box, tunnel e metropolitane e porta a una situazione di continua emergenza.

“Siamo molto soddisfatti dell’accordo sottoscritto che permetterà al Consorzio Est Ticino Villoresi e al Gruppo CAP di lavorare in sinergia per un utilizzo intelligente del reticolo idrico superficiale – ha dichiarato Alessandro Folli Presidente del Consorzio ETVilloresi -. In qualità di autorità idraulica per la rete gestita nel proprio comprensorio, ETVilloresi saprà garantire conoscenze, esperienze e professionalità per effettuare gli adeguati approfondimenti tecnico-scientifici. Il recupero e il miglioramento della funzionalità idraulica dei canali gestiti, anche attraverso l’immissione di acque esterne compatibili con gli usi irrigui, rappresentano senza dubbio modalità efficaci di tutela territoriale. I Consorzi di bonifica possono fare la differenza nella lotta contro il rischio idrogeologico e accordi, come quello appena siglato con il gruppo CAP, non possono che potenziare il contributi apportato sul fronte della salvaguardia dei nostri territori, sempre più messi a dura prova da fenomeni meteorologici particolarmente intensi e frequenti – ha sottolineato Folli”.

Il primo progetto pilota riguarderà il fontanile Briocco, sul territorio di Rho, che verrà recuperato, collegato ai successivi tratti del reticolo idrico e dove saranno convogliate le acque di pompaggio di falda di un grande parcheggio interrato e le acque di scambio termico del condizionamento di un cineteatro.

L’utilizzo del reticolo idrico minore per intercettare le acque di pioggia è una delle 21 azioni messe in campo da CAP con il programma CAP 21 per rispondere alle questioni aperte da Cop 21, la Conferenza sul clima che si terrà tra qualche giorno a Parigi. I 21  impegni di sostenibilità si riassumono in sette grandi aree di intervento: #Acquadabere, #Acquadarecuperare, #acquadavalorizzare, #Acquadacostruire, #Acquadarisparmiare, #Acquadainnovare e #Acquadasostenere >>

Il Seveso e le vasche di laminazione previste al confine tra Senago e Bollate: qualche novità …

In attesa di avere ulteriori precisazioni in merito al problema dell’innalzamento della falda acquifera a Bollate e nei comuni limitrofi e della sua inevitabile correlazione con il progetto che prevede la realizzazione delle vasche di laminazione del Seveso, previste al confine tra Bollate e Senago,  tema sul quale torneremo nei prossimi giorni, invitiamo i nostri concittadini alla lettura di questo articolo pubblicato sul sito de “la Repubblica” il 13 dicembre 2015 :  Milano, 9 milioni dal Comune per riqualificare i canali del fiume Seveso “  

Seveso 

<< Dal Comune di Milano arrivano altri nove milioni di euro per interventi straordinari di manutenzione dei corsi d’acqua a valle del Seveso decisi con due delibere approvate dalla Giunta con le quali Palazzo Marino ha approvato “importanti interventi che andranno a contenere il rischio idrogeologico rappresentato dal fiume”. Il primo intervento riguarda il consolidamento di Cavo Redefossi, nel tratto tra piazza Cinque Giornate e corso Lodi. I lavori, per un importo pari a 7 milioni e 200mila euro, sono finanziati dal programma statale #italiasicura e saranno realizzati successivamente a quelli per il consolidamento del primo tratto del canale sotterraneo, tra Piazza Oberdan e Piazza Cinque Giornate (già finanziati dal Comune per un importo di 7.650.000 euro).

Il secondo stanziamento – oltre 1 milione e mezzo di euro -, riguarda il risanamento del canale sotterraneo del Naviglio Martesana che scorre sotto via Melchiorre Gioia, fra via Pirelli e viale della Liberazione, nel quale confluiscono le acque del Seveso. I lavori saranno eseguiti da MM spa e prevedono la riqualificazione delle gallerie sotterranee in cui scorre il fiume, con il ripristino delle condizioni della struttura dei canali e quindi il miglioramento del flusso del Seveso, che nel suo tratto confluisce prima nella Martesana, poi nel Cavo Redefossi.

“Il nostro impegno affinché il Seveso non rappresenti più una minaccia per i milanesi è costante e concreto – sottolinea l’assessore all’Ambiente Pierfrancesco Maran – questi interventi fanno parte del grande piano di contenimento dell’emergenza che prevede anche la depurazione delle acque e la realizzazione delle quattro vasche di laminazione”.>>

Emergenza idrica a Bollate e progetto di salvaguardia del bacino del Seveso

acqua.jpgCome sempre, da cittadini interessati e che vogliono informarsi per poter esprimere la proprie opinioni, abbiamo letto gli articoli di cronaca locale delle ultime settimane e vogliamo continuare a condividere le nostre considerazioni e perplessità, anche tramite la carta stampata, e che già da qualche mese potete ritrovare qui, nei post precedenti.

Bollate, come gli altri comuni della nostra zona, sta subendo grossi problemi in merito alla gestione della propria falda acquifera che ormai, innalzandosi sempre più rapidamente, sta interessando i primi livelli sotterranei di numerosi stabili. Cantine, box, taverne e magazzini sono già stati invasi dall’acqua e la situazione sembra progressivamente destinata a peggiorare.

I bollatesi conoscono bene questo problema e cosa significhi ritrovarsi con l’acqua in casa, dovendo armarsi, oltre che di stivaloni, anche di tanta pazienza per cercare di contenerla e ridurne gli effetti nefasti. Basti pensare alle alluvioni del passato, ben testimoniate dalle note fotografie dell’archivio storico locale, e anche esposte a lato dell’ingresso della sede del Comune in Piazza Aldo Moro, o alle più recenti alluvioni dei corsi d’acqua locali, verificatesi proprio un anno fa, per aver una riprova immediata.

Contemporaneamente a ciò,  sta avanzando il progetto di costruzione delle  vasche di laminazione del Seveso nel territorio del Comune di Senago. Si tratta, in sostanza, di scavare dei grossi buchi , lungo la via De Gasperi (a metà tra l’ Iper Dì e i primi capannoni artigianali senaghesi), che per larghezza e profondità, giusto per farne capire le dimensioni, potrebbero contenere 25 edifici uguali a quello grigio che ospita la sopracitata sede del Comune di Bollate. Enormi buchi che saranno realizzati, oltretutto, in pieno Parco delle Groane , sottraendogli territorio naturale, e che, attraverso il canale scolmatore, riceveranno le acque del Seveso nei periodi delle sue piene. Acque che non sono pulite come quella dei nostri fontanili e delle nostre risorgive che hanno rifornito le recenti “vie d’acqua di Expo” . E la cosa più importante è che, seppur impermeabilizzati, questi buchi saranno realizzati proprio sopra la falda acquifera bollatese non migliorandone di certo le condizioni.

Concordiamo infatti con chi ha affermato che “…è evidente a chiunque che vasche grandi come decine di campi di calcio non possono non avere infiltrazioni nel sottosuolo, per cui si rischia di immettere altra acqua nella falda proprio un chilometro a nord dell’abitato di Bollate andando a peggiorare [la]situazione…” (Piero Uboldi, pag. 31 de “il Notiziario” di venerdì 6 novembre 2015)

Del resto il livello di inquinamento delle  acque del Seveso non può – nemmeno implicitamente –  essere equiparato a quello dell’acqua “inquinata” della falda acquifera bollatese.

Dalle cronache giornalistiche più recenti poi, apprendiamo con piacere che l’amministrazione comunale bollatese ha finalmente preso in carico il problema dell’innalzamento della sua falda, facendosi capofila di una riunione che ha coinvolto i comuni del circondario e gli enti territoriali preposti. Rileviamo però che definire il problema come “epocale” sia un po’ riduttivo, dato che già il nome “Bollate” rimanda all’origine dei nostri luoghi come interessata da sempre dai fenomeni collegati al problema dell’emergere dell’acqua dal sottosuolo ( “Bollate- Un territorio e la sua storia” , a cura dell’ Amministrazione comunale di Bollate, 1985)

A testimoniare ulteriormente la consistenza del problema esistono anche appositi studi geologici che accompagnano il P.G.T. (Piano di Governo del Territorio) bollatese vigente, dai quali emerge che la nostra città è soggetta al “grado di vulnerabilità” più elevato per la metà del suo territorio, e che questo coincide in larga parte con il tessuto urbano consolidato che si estende dal parco Martin Luther King  alle frazioni .di Cassina Nuova e Cascina del Sole.

Sempre intorno al problema di come si potrebbe gestire l’innalzamento della falda, sul dove far defluire l’acqua di falda pompata dal sottosuolo, osserviamo il rimando alla condizione della rete fognaria locale, quando si afferma che “… perché ha una capienza limitata…” (cit. Francesco Vassallo, pag. 35 de “Il Notiziario” di Venerdì 13 Novembre 2015) e , quindi, non sarebbe in grado di riceverne le acque. Ci chiediamo se, per affermarlo, la si conosca finalmente bene, dato che solo fino ad un paio di anni fatti si ignorava l’esistenza di un tratto di fognatura proprio sotto il nuovissimo e contestatissimo Urban centre cittadino .  Non fosse così, o non lo si potesse confermare con certezza , ci chiediamo se con gli studi geologici ipotizzati in prima istanza per fronteggiare il problema della falda (e ai quali i cittadini dovranno poi rivolgersi) verranno ri-considerate dettagliatamente anche  le analisi relative alla nostra rete fognaria per conoscerla adeguatamente nella sua effettiva ramificazione e , più precisamente, a quanto ammonti la sua effettiva capienza ad oggi, rispetto al costruito attuale.

A tal proposito segnaliamo, tra i vari,  un importante studio che ha avuto  applicazione nel Comune di Padova. Il progetto “Rete fognaria smart”, sviluppato da AcegasApsAmga, tramite il quale potrebbe essere possibile avere “piena conoscenza della rete fognaria cittadina, in termini di esatta collocazione delle condotte e di caratteristiche tecniche di queste (portata, inclinazione, punti di interconnessione, ecc…)”

Non si sottovaluti e non si bypassi troppo velocemente questo ulteriore aspetto del problema iniziale perché, purtroppo, ormai è a tutti noto quanto le sempre più ricorrenti “bombe d’acqua” piovana e i conseguenti allagamenti superficiali stiano diventando sempre più pressanti. L’esatta conoscenza della rete fognaria, unita ad un’eventuale rivisitazione attuale delle scelte urbanistiche di trasformazione dei suoli da naturali e/o agricoli in edificabili, oltre che ad una più corretta “manutenzione” dell’esistente, potrebbero  diventare fattori strategici per controllare sia l’acqua di falda che proviene dal sottosuolo, sia quella che proviene dal cielo.

Ovvio che non vogliamo equiparare le possibilità del comune patavino con quelle della sola Bollate ma,  dato che il fenomeno interessa numerosi comuni della nostra zona,  pensiamo che un tipo di studio analogo possa essere supportato dall’impegno condiviso dei comuni interessati, almeno di  quelli presenti alla riunione citata dalle cronache giornalistiche.

Lo stato attuale dei fatti correlati al problema della falda e della rete fognaria ci suggerisce un’ ulteriore riflessione. Se la parte di città costruita sembra dover convivere con “un grosso problema”  di difficile soluzione, cosa succederà alle parti di città interessate da processi di trasformazione edilizia in atto e futuri? A chi si rivolgeranno i tecnici , gli operatori e i privati interessati nell’eventualità di ritrovarsi il problema dell’acqua in casa? Vogliamo ben sperare che gli strumenti in possesso da parte dell’amministrazione siano adeguatamente aggiornati, onde fronteggiare non solo eventuali problemi di chi la casa ce l’ha già , ma anche di chi vorrebbe investire sulle trasformazioni edilizie che si stanno prospettando nel nostro territorio.

Ritornando al problema delle vasche di laminazione sopracitate, vorremmo, in conclusione, condividere un’ultima riflessione. Il progetto, all’oggi, è già stato modificato più volte e ha comportato una successiva riduzione della profondità delle vasche stesse, ma la continua evoluzione della situazione necessita a nostro avviso di un’ ulteriore e ponderata valutazione tecnica e politica. Infatti, se da un lato vediamo il rischio di causare un disastro ecologico-ambientale con la realizzazione delle vasche dentro la falda, dall’altro, in alternativa, l’interruzione della realizzazione del progetto all’insorgere di eventuali problemi non adeguatamente controllati potrebbe causare sperpero di denaro pubblico.

A fronte di questa situazione in continua evoluzione, sollecitiamo quindi  un’ulteriore analisi da parte di tutti gli enti preposti e un maggiore coinvolgimento degli enti locali, così che si possano dare risposte chiare e compatibili con la realtà del territorio . In particolar modo invitiamo l’Amministrazione bollatese di centrosinistra, ma anche tutte le forze politiche della città, ad impegnarsi per un confronto pubblico con i cittadini e con le Istituzioni preposte al fine di trovare quelle soluzioni che ci possano permetter di scongiurare l’ennesimo incontrovertibile disastro ambientale.

 

Cittadini Bollatesi Solidali