Venerdì 27 novembre si è svolta a Rho un’assemblea pubblica con la partecipazione del Ministro Martina, dei rettori delle Università Statale e Politecnico e del Sindaco della città ospitante; qualche giorno prima, si era tenuta una conferenza stampa promossa dal presidente di “Distretto 33”, dal presidente di AIL – associazione imprenditori lombardi – e dalla parlamentare della nostra città. Entrambe le iniziative seguono la presentazione del progetto effettuata dal Governo, la cui volontà è di trasformare il sito che ha ospitato Expo in un polo universitario e di ricerca. Le risorse che il Governo mette a disposizione per dar vita alla sua idea, ad oggi, ammontano a 50 milioni di euro e francamente ci sembrano piuttosto scarse. Del resto il messaggio è stato chiaro: il pubblico non dispone delle risorse necessarie per gestire la totalità dell’intervento e quindi si renderà necessaria una forte partecipazione del privato.
Evidentemente si tratta ancora di un progetto in embrione, ma non per questo dobbiamo sottovalutarne le potenzialità che si presentano per il nostro territorio in termini di ricadute positive, sviluppo e cambiamento. Se gestito in maniera appropriata, il progetto esposto infatti potrebbe modificare radicalmente il futuro economico e sociale del nostro territorio. Per raggiungere questo importante obiettivo però è necessario che siano coinvolti, in qualità di attori attivi, oltre Milano e Rho (città sul cui territorio sorge il sito in cui si è tenuta Expo), anche i comuni limitrofi come il nostro, con le loro amministrazioni, imprese ed associazioni imprenditoriali. E’ necessario altresì che questi ultimi dimostrino di avere, già pronte, idee chiare, capacità e competenze per poterlo pretendere.
Pensiamo sia utile per Bollate, e per i comuni della nostra zona, il dare ulteriore impulso ad un approccio ispirato alla cultura dell’accoglienza ed ai canoni di “Città Metropolitana”, cioè ad un progetto d’uso del territorio su area vasta. Tale infatti sarà la dimensione del riflesso proiettato dagli interventi di riuso ipotizzati per l’area ex Expo.
La nostra città ed i comuni a noi limitrofi possono vantare una vasta disponibilità di aree dismesse ed un cospicuo patrimonio di edifici rurali esistenti in disuso e da recuperare. Edifici che, per la tecnica costruttiva tradizionale con cui sono stati realizzati e per tipologia, non penetrano in profondità nel terreno per più livelli, se non per qualche metro di fondazioni, e che, proprio per questa loro peculiarità, non andrebbero ad impattare con il già noto ed attuale problema dell’innalzamento della falda acquifera della nostra zona. Pensiamo agli edifici di valore storico e architettonico che caratterizzano il borgo di Castellazzo e la sua splendida villa, ma anche ai tanti edifici di archeologia industriale (fornaci e vecchie fabbriche ormai in disuso ed abbandonate a sé stesse) e, perché no, magari anche al vecchio ospedale di Garbagnate Milanese.
Riutilizzato per dare ospitalità a decine di migliaia di studenti fuori sede e che popoleranno il sito di Expo, questo insieme di edifici costituisce un patrimonio edilizio esistente che, doverosamente rispettato nei suoi caratteri architettonici originari e sapientemente recuperato dal punto di vista funzionale, potrebbe prestarsi ottimamente per la realizzazione di alloggi e spazi comuni (sale studio, bar, ristoranti, laboratori, atelier artistici …), finanche divenire utile come ulteriore infrastruttura universitaria (pensiamo alla villa Arconati di Castellazzo), dando notevole impulso al lavoro e all’indotto locale, rendendo il territorio bollatese e quello dei comuni a noi limitrofi, nel loro insieme, una delle più ricche aree d’Italia, se non d’Europa, sia dal punto di vista economico che culturale.
A ribadire la portata di questo possibile investimento, ricordiamo che tale patrimonio edilizio dista solo qualche chilometro dal sito di Expo ed è per lo più collocato nello splendido scenario naturalistico del Parco delle Groane, arricchito dalle recenti “vie acqua” e da una fitta dotazione di piste ciclabili che, implementate in occasione del recente evento internazionale, consentirebbero, qui sì, di non dover ricorrere necessariamente all’uso dell’auto. Ovvio che un potenziamento dei collegamenti tramite trasporti pubblici, oltre che di aree di interscambio, sarebbero necessari oltre che auspicabili.
Questi insediamenti, finalmente recuperati all’uso sostenibile, potrebbero svolgere un’ importante funzione di presidio del territorio, anche in termini di sicurezza, e rappresentare una grande occasione, forse irripetibile, per contenere davvero “il consumo di suolo”, non solo a generici proclami elettorali, evitando così ulteriori ed inutili espansioni urbanistiche e nuovi insediamenti edilizi.
Cittadini Bollatesi Solidali

Fonte: Parco delle Groane
Fonte: Parco delle Groane
Fonte: Parco delle Groane

Foto di Franco Busato.
Foto di Franco Busato.
Foto di Franco Busato.
Foto di Franco Busato
Foto di Franco Busato
Foto di Franco Busato
Fonte: profilo Facebook “Bollate in foto”
Fonte: profilo Facebook “Bollate in foto”
Foto di Franco Busato
Foto di Franco Busato
Foto di Franco Busato
Foto di Franco Busato
Foto di Franco Busato

Fonte: profilo Facebook “Bollate in foto”
Foto di Franco Busato
Fonte: profilo Facebook “Bollate in foto”
Foto di Franco Busato
Foto di Franco Busato



Fonte: Parco delle Groane







Foto di Franco Busato
Foto di Franco Busato
Foto di Franco Busato
Foto di Franco Busato
Complimenti per i discorsi fatti e la ricca documentazione fotografica. sottolineo l’importanza che il dopo Espo non diventi occasione di infrastrutture, strade e altro che rendano facile speculazioni dell’area villa e dintorni che è bene stare sempre attenti. Il progetto di uso universitario mi parrebbe ottimo, come su un altro campo ogni decisione legata aal territorio non può trascurare la minaccia giù operante dell’alzaamento del livello delle acque sotterranee e non fermarsi che ci possono essere oscillazioni biredirezionali, che non mi sembra per niente reale nel breve periodo, escludendo ovviamente accidentali oscillazioni.
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